Organon dell'arte di guarire

Con integrazioni e commenti didattici utili per la comprensione e l'insegnamento della Medicina Omeopatica (a cura del Dr. Giuseppe Fagone)

Organon dell'arte di guarire  Samuel Hahnemann   Salus Infirmorum

Descrizione

Se c'è un testo che può essere considerato "di riferimento" nello studio e nella comprensione dell'Omeopatia quello è senza dubbio "Organon dell'arte di guarire", scritto da Samuel Hahnemann, fondatore e padre della medicina omeopatica.

Il libro racchiude tutti gli insegnamenti, sia teorici che pratici, che Hahnemann ha messo a punto nell'arco della sua vita; è frutto di un lungo lavoro, di aggiustamenti e perfezionamenti continui che l'Autore ha fatto nell'arco di ben 5 edizioni.

Questa è la sesta, pubblicata molti anni dopo la morte del Maestro, ma è anche la più importante per la completezza raggiunta nell'elaborazione del pensiero medico omeopatico.

Il valore aggiunto di questo libro sono sicuramente le integrazioni e i commenti didattici a cura del Dr. Giuseppe Fagone, medico omeopata e docente da molti anni di questa disciplina. Seguendo una suddivisione didattica dell'Organon, ideata e proposta da numerosi altri autori, ogni gruppo di aforismi viene analizzato e commentato così da poter comprendere appieno il messaggio che Hahnemann ha voluto trasmettere.

Le note che accompagnano tutto il libro permettono di comprendere la pratica quotidiana dell'Omeopatia con la stessa profondità delle lezioni con cui si studia per diventare omeopati, ma con la stessa semplicità con cui si discute con un amico.

 

L'edizione dell'Organon da cui è stata fatta questa traduzione è la 6a.

Indice

Prefazione del traduttore alla 2a edizione italiana
Prefazione del traduttore alla 1a edizione italiana
Prologo dell'Autore alla 6a edizione
Contenuto sinottico
Introduzione dell'Autore
Note del traduttore
Struttura dell'Organon
Organon dell'arte del guarire

Sezione I - I principi (§§ 1-70)
Paragrafi § 1-8
Commento - I principi 1 - Lo scopo della Medicina è la guarigione
Paragrafi § 9-18
Commento - I principi 2 - Il concetto di Forza vitale
Paragrafi § 19-34
Commento - Le medicine, la legge dei simili, la suscettibilità dell'organismo all'azione delle medicine
Paragrafi § 35-70
Commento - Natura delle malattie, dimostrazione della capacità di guarigione con malattie simili, uso in esse di trattamenti dissimili e simili

Sezione II - La pratica medica (§§ 71-244)
Paragrafi § 71-104
Commento - La pratica medica: cosa conoscere per guarire la malattia
Paragrafi § 105-145
Commento - Le medicine: conoscenza degli strumenti di guarigione
Paragrafi § 146-172
Commento - Il modo più opportuno di usare le medicine per guarire gli ammalati: dosi e modi di somministrazione delle medicine in base ai sintomi
Paragrafi § 173-209
Commento - Le malattie monosintomatiche o unilaterali 1 - Malattie unilaterali del corpo
Paragrafi § 210-230
Commento - Le malattie monosintomatiche o unilaterali 2 - Malattie unilaterali della mente e dell'emotività
Paragrafi § 231-244
Commento - Malattie alternanti e intermittenti

Sezione III - Le tecniche farmaceutiche e accessorie (§§ 245-291)
Paragrafi § 245-263
Commento - La scelta della medicina e il suo uso e condotta di vita durante la cura
Paragrafi § 264-285
Commento - La farmacopea e il dosaggio delle medicine
Paragrafi § 286-291
Commento - Altri agenti terapeutici e breve conclusione

Glossario
Bibliografia
Indice

Prologo di Samuel Hahnemann alla 6a edizione

La Medicina Antica, detta anche Allopatia, parlandone in generale, suppone sempre nel trattamento delle malattie, o una sovrabbondanza di sangue (pletora) che non esiste mai oppure principi e acrimonie morbose. Di conseguenza essa sottrae il sangue necessario alla vita e pretende di spazzare la supposta materia morbosa o di attrarla in un altro punto per mezzo di emetici, purganti, diaforetici, sialagoghi, diuretici, vescicatori, cauterizzanti ecc. Anche se intende in tal modo diminuire la malattia e distruggerla materialmente, in vero non fa altro che accrescere le sofferenze del malato e privare l'organismo delle forze e degli umori necessari per la guarigione. Questa Medicina colpisce l'organismo con dosi considerevoli di medicamenti eroici, somministrati per molto tempo e rinnovati frequentemente, i cui effetti, duraturi e di solito molto terribili le sono sconosciuti. Essa, inoltre, sembra impegnarsi nella contraffazione delle conseguenze dei suoi interventi associando molte sostanze sconosciute in una sola formula. Infine, dopo un uso continuato di queste medicine aggiunge alla malattia già esistente, nuove malattie jatrogene, il più delle volte impossibili da curare.

Perché non cada in discredito, la Medicina Allopatica non tralascia alcunché di intentato fra ciò che è alla sua portata; mezzi differenti che, per la loro opposizione contraria contrariis curantur, sopprimono e palliano per un qual certo tempo i sintomi, però lasciando poi una maggior disposizione perché questi ultimi si riproducano, esasperando così la malattia. Considera infondatamente, come puramente locali, isolate e indipendenti, tutte le affezioni che occupano le parti esterne del corpo e crede di averle curate quando le ha fatte sparire per mezzo di trattamenti topici, che obbligano la malattia interna a trasferirsi in altra regione più nobile e più importante.

Infine quando non sa più cosa fare contro la malattia, o perché questa non intende cedere o perché si va sempre più aggravando, cerca di modificarla alla cieca per mezzo di alteranti, in particolare il calomelano, il sublimato corrosivo e altri preparati mercuriali in alte dosi. Su cento malattie che colpiscono in forma cronica, ne rende novantanove per lo meno incurabili, se non mortali, sia debilitando e tormentando senza sosta il malato, già oppresso dai suoi mali, sia producendo nuove e più terribili affezioni, tale sembra essere l'obiettivo che viene facilmente conseguito, seguendo i metodi accreditati e facendosi sordo alla voce della coscienza.

Non mancano mai argomenti agli allopati per difendere il male che fanno, sempre riferendosi alle preoccupazioni dei ‘loro Maestri' o all'autorità dei ‘loro libri'. In essi trovano sempre come giustificare le azioni più avverse e più contrarie al buon senso dato che sono fatali nei loro risultati. Solo quando dopo lunga esperienza e molti anni di insuccessi, si convincono dei tristi effetti di questa pretesa arte, giungono allora a prescrivere acqua con sciroppo di fragole (o con niente), ed è a questo punto che peggiorano o muoiono meno malati. Di quest'arte funesta, che da molti secoli dispone arbitrariamente della vita o della morte dei malati, che fa morire dieci volte più uomini che non le guerre più sanguinose e che ne rende altri milioni più sofferenti di quanto non fossero, di questa Allopatia che ho considerato dettagliatamente nella precedente edizione di questo libro, io ora vorrei considerare solo il suo esatto opposto, cioè, la vera arte di guarire, da me scoperta e ora notevolmente perfezionata.

Verranno portati esempi che provano come guarigioni ottenute con cure eseguite nei tempi passati erano dovute fondamentalmente a rimedi omeopatici, dunque ottenute dai medici accidentalmente e in contrasto con i metodi terapeutici allora prevalenti. Tutto il contrario succede con l'Omeopatia. A tutte le persone che riflettono, essa dimostra facilmente che le malattie non dipendono da alcuna acrimonia, né da alcuna sostanza, bensì da un'alterazione immateriale (dinamica) dell'immateriale energia (il Principio Vitale) che anima il corpo dell'Uomo. Essa insegna inoltre che la guarigione si può avere solo per mezzo della reazione della Forza Vitale contro un medicamento appropriato e che tale guarigione è tanto più sicura e pronta, quanto maggiore è l'energia che quella forza conserva nel paziente. Per lo stesso motivo, l'Omeopatia evita tutto ciò che può debilitare il paziente anche di poco , si guarda bene dal provocare anche il minimo dolore, perché il dolore consuma le forze; non impiega mai se non quei medicamenti di cui conosce con esattezza gli effetti, cioè, il modo di alterare dinamicamente lo stato dell'uomo, cerca tra quei medicamenti quelli le cui facoltà alteranti (la malattia medicamentosa) siano capaci di far cessare la malattia per la loro analogia con essa (Similia similibus) e somministra solamente a dosi piccole e distanziate quella che senza provocare dolore né debilitare, induce ugualmente una reazione sufficiente. Da ciò consegue, che l'Omeopatia estingue la malattia naturale senza debilitare, tormentare né inquietare il malato, il quale recupera le sue forze man mano che il miglioramento progredisce.

Questo lavoro, il cui obiettivo finale è di ristabilire la salute degli ammalati in breve tempo, senza inconvenienti e nel modo più completo, sembrerebbe facile, mentre è faticoso e richiede molta meditazione. L'Omeopatia si presenta come una Medicina molto semplice, sempre simile nei suoi principi e nei suoi procedimenti, completa e perfettamente indipendente che respinge ogni associazione con la rovinosa pratica della Scuola Antica, che ne è l'antitesi, come la notte lo è del giorno e giammai tali pratiche dovranno vanagloriarsi col nome onorevole di Omeopatia.

 

Koethen, 28 marzo 1833

Dr. Samuel Hahnemann

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