Un caso clinico omeopatico di asma felina idiopatica

Pubblicato il 09/09/2021

Categorie: Omeopatia per Animali

Autori: Enio Marelli

Fonte: Il Medico Omeopata - Rivista

Un caso clinico omeopatico di asma felina idiopatica

Il termine "asma felina" viene comunemente utilizzato per definire un’ampia gamma di processi infiammatori delle basse vie aeree nel gatto. Le cause riconosciute come responsabili sono di tipo allergico per la forma idiopatica (lettiere profumate, tabacco, polvere, detergenti, ecc ...), da porre in diagnosi differenziale con le forme ad eziologia batterica, parassitaria, neoplastica, da corpo estraneo e cardiaca. Le sindromi su base allergica possono colpire qualsiasi gatto e si caratterizzano per una risposta di ipersensibilità mediata dalle IgE nei confronti di quelli che altrimenti sarebbero aeroallergeni ambientali non pericolosi. I sintomi che preoccupano il proprietario e che vengono rilevati, sono costituiti da episodi gravi di dispnea e tosse ai quali spesso si associa il conato di vomito ad indicare un processo di tipo produttivo. Anche la respirazione a bocca aperta dopo una corsa può essere indice di una patologia broncopolmonare sottostante.

Spesso le crisi sono scatenate dopo aver compiuto un salto dall’alto o in generale dopo uno sforzo fisico. Anche stati emotivi ansiosi e di paura possono scatenare la crisi dispnoica. La diagnosi viene emessa in base ai sintomi riportati dal proprietario, in base alla visita clinica ed alla radiografia del torace; una eventuale broncoscopia ed un lavaggio broncoalveolare che permette di raccogliere e analizzare il materiale contenuto negli alveoli e nei bronchi aggiungono informazioni utili. Le forme allergiche più frequentemente colpiscono i gatti giovani e di mezza età, i siamesi rappresentano la razza maggiormente predisposta.

L’obesità è da considerarsi un fattore predisponente per tutte le patologie broncopolmonari del gatto a seguito di un impedimento della ventilazione provocato dal tessuto adiposo accumulato in addome e tra i due polmoni. La prognosi è legata alla tempestività dei trattamenti convenzionali che prevedono per lo più la somministrazione di corticosteroidi, broncodilatatori e mucolitici.

MATERIALI E METODI

Il caso clinico

Giunge alla visita, portata dalla sua referente, una gatta femmina sterilizzata di circa 2 anni di nome Margot, affetta da asma felina idiopatica in cura con Depomedrol, farmaco corticosteroideo a base di metilprednisolone somministrato ogni venti giorni dalla collega che me l’ha inviata. La gatta si mostra decisamente curiosa ed a proprio agio appena aperta la porticina del trasportino. Gira tranquilla per l’ambulatorio, si struscia sulle mie gambe e, dopo averlo esplorato a lungo salta, sulla scrivania e si sdraia su alcune riviste a circa 30 cm dal mio computer. Mi fissa intensamente e le sue pupille sono dilatate, non mostra alcun timore, si fa ammirare, ma comunica posturalmente e con lo sguardo che non ha nessuna intenzione di essere approcciata e accarezzata. Vive in appartamento e in compagnia di una gatta di 5 anni di nome Nina già presente nella casa nel momento in cui è stata adottata.

DICEMBRE 2015

La proprietaria inizia il suo racconto: L’ho adottata dal gattile, mi ha scelto lei, si è piazzata vicino a me e non lasciava avvicinare nessuno. E’ molto mammona, ha preso me come punto di riferimento. Se vado in bagno va in panico, con l’altra gatta va meglio, e quando io mi allontano ad esempio quando vado al mare loro stanno meglio, interagiscono di più. Nina è stata abbandonata a 4 mesi ed è sempre stata sola. E’ arrivata da cucciola, si riassume in queste parole: cibo, coccole, gioco. L’altra vivi e lascia vivere, non ama troppo essere coinvolta e l’approccio energico di Margot che è meno tranquilla e più richiedente nelle richieste e nel cibo. E’ sempre famelica, ha la tendenza a ingrassare e mangerebbe in continuazione, si abbuffa, non faccio in tempo a dare che finisce subito la sua razione. Mangia anche il pesce e la carne cruda o cotta, vive per mangiare, mentre per l’altra è tutto puzza. Io ho sempre avuto gatti e li lascio fare cosa vogliono, Margot comunque cerca di prendersi anche quei pochi ambiti che preservo e che non desidero che loro raggiungano.

E’ sicura, dorme con me e fa scappare Nina che sta alla larga, ha preso man mano confidenza e possedimento del territorio. E’ attrezzata, ha strumenti e sa come fare breccia nella mia parte debole. Ha l’asma felina e prende il cortisone periodicamente, depomedrol ogni venti giorni. Lei si mette rannicchiata a tossire e va avanti 2-3 minuti, in qualche occasione ho pensato avesse dei conati e il desiderio di vomitare. Poi non è mai successo, non è continuo ma costante. Il tutto è iniziato a settembre al ritorno da una vacanza, pensavo cercasse di vomitare e allora l’ho portata dalla veterinaria che dopo averla visitata e fatto le lastre al torace mi ha comunicato che si trattava di asma felina.

Il punto debole è la solitudine, visto che lei non è mai stata sola mentre Nina sola per ben tre anni. Non ha la curiosità di uscire come Nina, va a farsi il giretto e poi viene con me, se ci sono io possono accedere al balcone, arrampicarsi sulla scala a chiocciola e possono andare e venire. Se io sono dentro e ci sono 40 gradi sta con me, è la mia ombra. Mangia troppo e poi vomita e va di corpo regolare. La crisi asmatica parte improvvisa si rannicchia e tossisce, non so quante volte al giorno. In casa struttura gli spazi con cura, si fa le unghie sui divani e sulle sedie, orizzontali e verticali. Quando Nina va nella sua lettiera si nasconde sopra e le fa i dispetti e gli agguati quando esce. Verso la caccia è abilissima riesce e prendere i passerotti in primavera sul balcone e li trovo in casa divorati quando rientro. Molta cura per la pulizia, sporca al centro della cassetta, predilige i luoghi alti.

Analisi, terapia, risultati

Un aspetto importante in casi come questi dove il referente sviscera tutto d’un fiato senza divagare e tratteggiando significativamente le peculiarità del suo pet, coerentemente con quanto sto rilevando personalmente, è non interrompere mai quanto sta avvenendo nell’ambito del cosiddetto campo terapeutico. Lo studio del caso è svolto sempre in prima istanza a rilevare quelli che sono i tratti salienti caratteriali e fisici e che si confermano nel corso del vissuto biopatografico del paziente.

In seconda istanza una volta scelti i sintomi o i temi omeopatici da repertorizzare procedo all’analisi dell’estrazione repertoriale e attuo la diagnosi differenziale tra i vari rimedi o per famiglie omeopatiche se valuto che più rimedi appartenenti ad un raggruppamento omeopatico siano coerenti col caso clinico che sto valutando. Lo studio per famiglie omeopatiche si rifà al modello del Dott. Massimo Mangialavori e agli studi condotti con il Dott. Davide Casalini e la Dott.ssa Marisa Cottini nell’ambito della scuola di omeopatia Omphalon.

sintomi analizzati con il repertorio informatico MacRepertory 4.5 sono risultati i seguenti:

1. RESPIRATION; DIFFICULT; cough; with (104)
2. MIND; ACTIVITY; desire for (36)
3. MIND; BULIMIA (53)
4. MIND; CHEERFULNESS, gaiety, happiness; tendency (291)
5. MIND; FEAR; alone, of being (87)

La scelta del rimedio omeopatico non è in funzione della posizione che ricopre dall’analisi repertoriale e sebbene in questo caso il rimedio prescritto sia il primo della lista, la scelta è frutto di un’analisi approfondita dove nel confronto diagnostico differenziale sono generalmente i primi 20 rimedi a cui do rilevanza. Vorrei specificare che è solo il mio modello e che dipende dall’avere impostato l’algoritmo del repertorio informatico in modo soggettivo e secondo le mie esigenze di studio differenziale tra i rimedi. Per il caso in oggetto il rimedio scelto è stato NAJA 2 LM da somministrare in numero di due gocce diluite in acqua una volta al giorno. Da subito i sintomi respiratori sono diminuiti per cessare totalmente nell’arco di un mese. Da allora, oltre due anni or sono, non è stato più necessario somministrare il cortisone. La referente ha riportato che nel corso della terapia la gatta ha acquisito maggiore autonomia, dormendo da sola e non più sulla sua faccia e interrompendo l’impulso a seguirla costantemente per la casa. Lo stesso vale per i periodi di assenza della proprietaria dove le gatte rimangono sole senza che questo generi in lei particolare preoccupazione.

cambi di potenza sono avvenuti in qualche caso di ricaduta della sindrome respiratoria e nel tempo la proprietaria ha imparato ad intervenire variandola, accorgendosi - prima della comparsa della crisi dispnoica e della tosse - dell’esacerbazione dei tratti morbosi nei suoi confronti o di controllo ed esuberanza nei confronti dell’altra gatta. Tutte le volte che il rimedio è stato variato in potenza Margot ha avuto un aggravamento omeopatico proponendo per qualche giorno i sintomi dell’asma felina. Attualmente prende Naja 7 LM e sta bene.

Naja tripudians

Naja appartiene alla famiglia degli Elapidi (Elapidae) che ha la particolarità di non essere suddivisa in sottofamiglie. La famiglia è localizzata nelle regioni calde, salvo l’Australia dove si estende anche nella zona temperata, ed ha avuto origine nel sudest asiatico e in Indonesia. Gli elapidi, che sono numerosi in Africa, non hanno comunque raggiunto il Madagascar. Un piccolo gruppo, formato da pochi generi, ma da molte specie, vive nell’America tropicale e subtropicale. Alcuni elapidi sono grandi serpenti terrestri, attivi e vigorosi, che assomigliano, sia nell’aspetto che nel comportamento, a diversi colubri come i Ptyas asiatici o il colubro lacertino della regione mediterranea. I più famosi, senza dubbio, sono i cobra (genere Naja), a causa del loro numero e delle spettacolari parate difensive che li caratterizzano, con la parte anteriore del corpo che si raddrizza e il “cappuccio” spiegato. Il Cobra indiano (Naja naja), che raggiunge i 2,50 m, è diffuso in tutta l’Asia meridionale, dall’Iran al sud della Cina e dell’Indonesia. Questo bell’animale, di un colore che va dal sabbia al nero con anelli un po’ più chiari, talvolta molto sfumati, è assai meno aggressivo di quanto si possa credere, e se si tiene conto di quante persone girano a gambe nude, senza alcuna precauzione, per il tipo di abbigliamento utilizzato in queste regioni, i casi di vere morsicature sono straordinariamente pochi. Il veleno è estremamente tossico. I suoi effetti sono neurotossici e cardiotossici provocando una paralisi simile al curaro. La cardiotossina abbassa la pressione arteriosa. Si osserva anche necrosi dei tessuti colpiti per l’intensa azione istolesiva del veleno. Non tutti i morsi sono letali perchè i serpenti appartenenti a questa famiglia possono modulare la dose veleno inoculata, il quale è accertato sia più tossico durante il periodo dell’accoppiamento e meno in altri momenti fisiologici come l’ecdisi ovvero il cambio della pelle.

Provings

1. Stokes - 3 provers, 1852-53; method: inoculation with 1x, olfaction of 1st and 2nd dils., and repeated doses of 2nd, 3rd, 4th and 6th dils.

2. Russell - 10 provers [8 males, 2 females], 1853; method: 1x, 2x, 3x, or 6x, once or twice daily, repeatedly, or with intervals, over periods ranging from 5 to 17 days.

3. Becker & R. Sankaran - seminar proving, 1991; method: one dose of 30c.

Tossicologia

Il veleno di questo serpente è stato utilizzato anticamente dai medici indiani in molti casi di malattie nervose e del sangue. Non è come per Lachesis o Crotalus horridus un rimedio per malattie settiche o emorragiche. Produce una particolare forma di paralisi bulbare. Non provoca emorragia ma un edema nella sede di inoculazione del veleno, la quale mostra solo un piccolo segno dell’avvenuta morsicatura. I tessuti dove è avvenuto il morso si colorano di rosso scuro e dalla ferita geme del siero viscido colorato di rosso. I sintomi locali sono accompagnati da intenso bruciore e per circa un’ora non compaiono altri segni. Passato questo tempo si osserva e sviluppa rapidamente il quadro sintomatologico dell’avvelenamento: perdita di sensibilità e mobilità della gambe, impossibilità a parlare, deglutire e a controllare i movimenti delle labbra con emissione di grandi quantità di saliva. Il respiro gradualmente diventa lento e poi cessa fino alla morte garantendo fino all’ultimo la conservazione della coscienza.

Omeopatia

L’azione di questo rimedio si esplica in modo particolare a carico del cuore con ipertrofia e problematiche alle valvole cardiache. Si osserva parallelamente grande irrequietezza, eccitazione nervosa e uno stato ansioso e di angoscia percepito a livello toracico in corrispondenza del cuore. Senso di costrizione a questo livello e nella gola, dolore cardiaco che si riflette alla fronte e alle tempie. Molti i sintomi di costrizione, tensione, secchezza, irritazione e paralisi a livello della trachea. Altrettanti a carico della voce con raucedine e difficoltà nell’eloquio. Difficoltà respiratoria con molti sintomi asmatici di impedimento e ostruzione. Tosse secca improvvisa e grande senso di irritazione al passaggio dell’aria nella laringe, completano il quadro.

A livello mentale come per gli altri componenti di questa famiglia omeopatica potremmo osservare tratti seduttivi, di sospettosità, di malizia e persecutori. Il tema della dualità riveste il punto centrale del rimedio e lo caratterizza in modo particolare. Da un lato un forte senso di responsabilità egotistico e di controllo che si realizza in modo peculiare sui componenti del gruppo sociale in cui quell’individuo è collocato e dall’altro la sensazione di essere etologicamente non compresi dal referente, è un punto cruciale che si verifica molto frequentemente nella relazione tra esseri umani e mondo animale, in particolare a mio avviso quando stiamo parlando di un gatto. Analogamente al serpente la cui pericolosità è decisamente più attenuata rispetto ad altri rettili, l’aggressività che trapela dall’estrazione repertoriale e dal proving di Naja aleggia nell’aria ma rimane più inibita. Si percepisce questo potenziale molto chiaramente durante la visita clinica dove nei casi in cui ho prescritto questo rimedio con successo ho chiaramente compreso il limite non oltrepassabile e una certa pericolosità latente. I rimedi omeopatici che appartengono alla famiglia dei serpenti per le peculiarità comportamentali decisamente feline che esprimono, rivestono un potenziale curativo per molte malattie che affliggono il gatto domestico. Questo non significa debbano essere considerati dei rimedi ad utilizzo esclusivo della specie felina, di certo gli aspetti di dualità, di malizia, di sospettosità, seduttività e istintuali tipici di questa famiglia di rimedi propongono tratti che più frequentemente si osservano in un gatto rispetto ad esempio ad un cane o ad un qualunque altro animale domestico.

CONCLUSIONI

L’asma felina, come del resto ogni malattia di natura cronica, è una patologia che chiama in causa prepotentemente un approccio alla cura di tipo omeopatico unicista. Nella peggiore delle ipotesi potremo contare sull’azione palliativa del rimedio - al sicuro dagli effetti collaterali dei corticosteroidi - allorchè la componente nobile del tessuto bronchiolare e polmonare siano danneggiati irreparabilmente. In una interessante percentuale di casi, soprattutto se si interviene precocemente, possiamo e dobbiamo contare su un potenziale di guarigione che risulta essere decisamente confortante. E’ una prassi che ricorre piuttosto frequentemente che il referente interrompa la cura omeopatica, allorchè in seguito all’assunzione del rimedio si verifichi un cambiamento nella relazione col proprio pet, soprattutto nei casi in cui quest’ultimo si mostri più autonomo e indipendente.

E’ un punto cruciale il cambiamento comportamentale sia per l’omeopata che sa bene sia un fatto imprescindibile durante una cura omeopatica, sia per il referente che si trova a gestire una situazione relazionale modificata a cui non è affatto preparato. Se i cambiamenti si riferiscono ad un soggetto con problematiche di mancanza di autocontrollo o di aggressività ad esempio e vanno in direzione di un’attenuazione, è chiaro che qualunque proprietario ne è contento, con qualche eccezione per i cani che vengono scelti per la difesa o la guardia della casa o perchè è bello avere il cane pericoloso da mostrare. Maggiori problematiche coi referenti invece, si verificano nei casi in cui stiamo trattando quel tipo di soggetto sempre pronto a fare le feste e a sottomettersi, sempre dietro l’uscio ad aspettare per saltarci in braccio o strusciarsi addosso al nostro arrivo.

In questi casi se non c’è in gioco una patologia importante oppure se il referente non è per qualche ragione motivato possiamo vedere il nostro lavoro di omeopati essere messo in discussione a fronte di una cura che aveva imboccato presumibilmente una strada corretta. La scelta di un cane o di un gatto è troppo spesso - se non addirittura una costante - mediata dalla necessità di riempire un vuoto, frutto di una proiezione antropocentrica che trasforma il pet in un oggetto da esibire, nel figlio che non è mai nato o nel surrogato del compagno umano che per qualche ragione non è più presente o ancora per qualcuno, il canale dove mettere in atto le proprie qualità oblative. Sono rari coloro che scelgono la compagnia di un cane o di un gatto con la consapevolezza sia una ricchezza imparare il linguaggio di qualcuno che appartiene ad una specie diversa da quella umana.

Questo impone di fatto un certo tatto e conoscenza etologica verso coloro sono entrati a far parte della nostra vita, al fine di garantirgli una corretta evoluzione psicologica e permettere la nascita di una convivenza felice e appagante. I soggetti che rispondono ai vari rimedi che compongo la famiglia omeopatica dei serpenti sono individui decisamente abili a stare al mondo, incarnano a parte qualche rara eccezione sistemi biologici potenti e strutturati, sono seduttivi e manipolatori e possiedono una spiccata assertività che li pone ai vertici delle strutture sociali in cui sono inseriti. Naja tripudians, il cobra che rappresenta nell’immaginario di chiunque ciò che di più pericoloso abbia acquisito le sembianze di serpente, è in realtà un animale piuttosto timido e riservato che attacca solo se proprio non può farne a meno. Analogamente il suo veleno, quando viene trasformato in un rimedio omeopatico, ci parla di un individuo inibito per certi versi anche decisamente insicuro, la cui componente di aggressività aleggia, ma non viene messa in atto se non verso se stesso quando sente di non farcela più. Malgrado ciò la sua indole produrrà sempre in chi si troverà a viverci a stretto contatto la sensazione di essere messo alla prova.

BIBLIOGRAFIA

1. R. Murphy’s Nature’s Materia Medica – 2007
2. F. Vermeulen – Materia medica omeopatica sinottica – Salus Infirmorum Editori, Roncade (TV), 2007
3. M. Mangialavori - “Knowledge, Seduction and Forsakeness” - Matrix 2007

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