Questi continui attacchi all'Omeopatia che scopo hanno?

Pubblicato il 06/11/2019

Categorie: Attualità

Autori: Alberto Laffranchi

Fonte: SIOMI

Questi continui attacchi all'Omeopatia che scopo hanno?

Quando si vuole demolire qualcosa bisognerebbe anche chiedersi perché lo si fa. Noto che gli attacchi all'Omeopatia hanno varie provenienze, ma nessuno dei critici all'Omeopatia la utilizza, almeno così appare. Sento una convinta ostilità come se la verità fosse tutta da una parte sola, senza altre possibilità. Ma è proprio così? Se non la utilizzano, come fanno a essere così certi che non possa funzionare? Su quale esperienza clinica si basano?

La mia esperienza è molto diversa, ho cominciato ad utilizzarla, all'inizio con molta diffidenza, infatti, lavoro in un IRCCS Oncologico dove le evidenze scientifiche sono una parte imprescindibile del nostro lavoro. Prima di tutto viene però il malato, nella sua interezza psico-fisica ed è dai malati che possiamo imparare moltissimo, se vogliamo curarli.

I primi approcci omeopatici, infatti, me li hanno insegnati proprio i malati che stavano meglio, o risolvevano problematiche iatrogene proprio grazie all'omeopatia, se correttamente prescritta da bravissimi Medici Omeopati, a cui va tutto il mio rispetto e la massima stima.

Partito con una notevole diffidenza e scetticismo, presto ho dovuto ricredermi di fronte ai risultati clinici, a volte rapidissimi e sorprendenti. Per questo, a partire dai primi anni '90 ho cominciato a trattare le lesioni acute e croniche da radioterapia, alcune di queste lesioni erano state giudicate inguaribili; inizialmente le ho trattate e guarite solo con i Campi Elettromagnetici, poi, dopo aver seguito corsi triennali e conseguito i relativi diplomi, anche con l'aggiunta dei farmaci Omeopatici, che non solo hanno migliorato la qualità della risposta terapeutica, ma quando utilizzate più ampiamente, hanno di gran lunga aumentato le possibilità di terminare le cure Oncologiche e apportato un evidente miglioramento alla qualità di vita dei malati oncologici.

Dalla fine degli anni '90 ho di fatto visto e curato con successo ben oltre 2.000 pazienti, per l'80% malati Oncologici, con la finalità di minimizzare e ridurre gli effetti collaterali delle terapie Oncologiche: Radioterapia, Chemioterapia, Chirurgia.

In molti casi la terapia Oncologica ha potuto essere conclusa e non è stata sospesa, proprio grazie all'uso dei farmaci Omeopatici; infatti, hanno migliorato l'emocromo, fatto salire sia i globuli rossi e quelli bianchi, sia le piastrine, regolarizzato i disturbi intestinali (diarrea/Stipsi, anche con l'aiuto di probiotici), ridotto e spesso risolto le nevriti periferiche, le mucositi del cavo orale e delle Mucose in genere, ridotto o annullato i dolori articolari, inoltre, hanno consentito un buon recupero delle forze fisiche, solo per citare le patologie più comuni.

Abbandonare il bagaglio culturale e farmacologico Omeopatico sarebbe una gravissima perdita per l'umanità, soprattutto perché questo avverrebbe solo perché non siamo capaci di comprendere come i farmaci Omeopatici funzionino. Per i risultati continui e costanti che l'Omeopatia offre, l'imperativo dovrebbe essere: studiamola e utilizziamola per quello che vale, nell'ottica di una Medicina Integrata.

Dovremmo tutti essere più umili e rispettosi del nostro prossimo, in primis dei nostri malati, ma anche dei nostri colleghi medici convenzionali e omeopati; questi ultimi oltre a essere laureati in Medicina e Chirurgia e Iscritti all'albo professionale, oltre che schierarsi dalla parte del malato come fanno tutti i medici, hanno intrapreso studi molto complessi per poterlo aiutare sempre, e soprattutto, quando i protocolli e i farmaci convenzionali utilizzati erano inefficaci o addirittura tossici.

Ciò che ad oggi sappiamo dell'omeopatia, è che sul malato ha una grande efficacia quando è stata correttamente prescritta; circa i meccanismi di azione, la scienza si sta adoperando per chiarirli attraverso gli studi sull'Ormesi e la Genetica (l'azione dei farmaci omeopatici è così precisa, da farci ritenere che agiscano direttamente sui geni).

Importante è cambiare paradigma, per questo voglio qui ricordare il significato della parola inglese Accountability: "Dimostrare, provare una verità in un ragionamento logico o con prove di fatto".

Questo modo di interpretare la realtà scientifica mi sembra molto più attinente alle aspettative dei malati con patologie iatrogene, piuttosto che la rigida logica scientifica dei protocolli randomizzati doppio cieco, che valuta l'azione di un farmaco rispetto ad un altro farmaco o al placebo. Questo per dire che gli studi clinici che di necessità vanno fatti per dimostrare l'efficacia clinica dell'omeopatia, devono essere programmati secondo i criteri omeopatici, altrimenti si dimostreranno sempre efficaci quanto il placebo. Questi criteri devono prevedere la possibilità di cambiare farmaco sia in base al variare della fase della patologia, sia in base alle modalità di risposta del malato. In pratica si deve analizzare il "metodo prescrittivo omeopatico" nel suo insieme verso il placebo, o verso un farmaco convenzionale.

Aspetti che meritano una trattazione a parte.

Troppo spesso ho sentito da colleghi pronunciare una frase impronunciabile da parte di un medico: "Lei deve imparare a convivere col suo problema"... frase che vale come una condanna e questo solo perché, lui, come medico, non ha la capacità e le conoscenze che gli consentirebbero di andare oltre, per cercare soluzioni terapeutiche che vanno al là del protocollo convenzionale. È proprio per amore della professione medica e per andare oltre, rispetto a quanto studiato sui banchi universitari, nell'aspettativa di guarire il proprio paziente, che molti medici hanno poi studiato Agopuntura, Omeopatia, Antroposofia, la Medicina Ayurvedica ecc...

Per concludere vorrei ricordare Erwin Schrödinger: "Noi non siamo mai in grado di dire ciò che realmente è, o ciò che realmente accade, ma possiamo solo dire che cosa abbiamo osservato in ogni singolo caso concreto". Mi auguro che queste poche righe possano aiutarci a ridurre la diffidenza di fondo circa l'Omeopatia e verso tutto ciò che non conosciamo e che si possano aprire dialoghi costruttivi tra le varie discipline e chi le sa praticare con successo...

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