La generalizzazione nel Repertorio Omeopatico

Pubblicato il 12/06/2018

Categorie: Metodologia Omeopatica

Autori: Giancarlo Quartucci

Fonte: Il Medico Omeopata - Rivista

La generalizzazione nel Repertorio Omeopatico

Noi omeopati siamo prima di tutto empiristi e poi necessariamente razionalisti. In un modo o nell'altro ci dobbiamo interessare di fatti acquisibili sensorialmente, i sintomi; all'interessamento deve seguire un'azione, con intenzione terapeutica. Sono purtroppo rari i casi con sintomi talmente "impressionanti" in cui possiamo fare a meno di "ragionare" per trovare il rimedio adatto: molto più spesso dobbiamo valutarli, basandoci su operazioni logico-mentali o matematiche, come la "comparazione" o la "repertorizzazione".

Possiamo quindi agire o con intuizione o con logica. Ma se agire con intuizione non è da tutti, dato che è quel tipo di conoscenza immediata, quasi visionaria, ottenuta senza dimostrazione e frutto soprattutto di talento, agire con logica, cioè con ragionamenti che mediano per arrivare alla conoscenza, non è facile anche se è quella in cui ci fa sempre più piacere far riferimento, se non altro nel tentativo di continuare a dimostrare la nostra superiorità prima come singoli e poi come specie. Allora partiamo dai sintomi particolari, confrontiamo le loro caratteristiche, secondo criterio; li raggruppiamo e li gerarchizziamo in un certo ordine: in sintesi, facciamo astrazioni e generalizzazioni per dedurre "il comune", cioè quello che possiamo attribuire idealmente a tutto il paziente.

Se agire con intuizione non è da tutti... agire con logica, cioè con ragionamenti che mediano per arrivare alla conoscenza, non è facile...

Non esiste un solo modo per scegliere e gerarchizzare i sintomi: oltre a quello basato sui miasmi; possiamo seguire un metodo "ontologico" come quello di Kent, e/o relazionarci a nozioni bio-mofo-tipologiche, e/o psicologiche e/o psicodinamiche e/o chimico-fisico-atomiche...

Ognuno di questi metodi è forte di valide argomentazioni razionali volte a dimostrarne l'efficacia: ma nel pratico sembra, almeno a me personalmente, che ognuno è valido se riportato dal medico giusto e riferito al paziente giusto. E non può essere altrimenti, soprattutto se consideriamo validi i principi dell'individualizzazione morbosa e medicamentosa.

Il fatto è che il criterio con cui ogni singolo medico arriva alle proprie decisioni è così individuale e condizionante che nessuna tra le varie metodiche, anche se più o meno interconnesse tra loro, arriva ad avere un valore veramente generale. In questo senso ha più significato la ricerca che il metodo in se stesso, ed allora è sufficiente avere poche linee guida, semplici, aperte a tutte le interferenze ed esigenze, del paziente ma anche del medico, dato che alla fine il metodo migliore è proprio quello che ognuno si crea sulla base della propria esperienza personale. Lo stesso Hahnemann sul tema della scelta dei sintomi fu semplice: basta leggere i paragrafi 152 e 153 dell'Organon dove scrive che dobbiamo arrivare alla totalità essenziale del paziente scegliendo, semplicemente, i sintomi caratteristici, lasciandoci poi liberi rispetto a quello che doveva essere il criterio di valutazione e fornisce come indicazione solo alcuni aggettivi qualificativi: singolari, non comuni, peculiari...

E' interessante notare che nella nota del §153 Hahnemann ci rimanda Boenninghausen e al suo repertorio. Infatti chi vuole riferirsi all'omeopatia classica nel senso più letterale del termine, non deve dimenticare il contributo ancora attuale e valido di Boenninghausen di cui abbiamo a disposizione nella letteratura il The Lesser Writings e il repertorio riveduto e corretto dal Boger. L'uso del repertorio di Boenninghausen, ma direi del repertorio in generale, non può prescindere dal considerare i seguenti punti:

Boenninghausen, partendo dalla considerazione che le sperimentazioni erano incomplete, ha ritenuto essenziale per la compilazione del suo repertorio utilizzare il principio della generalizzazione attraverso il ragionamento per analogia o ragionamento che per quanto rischioso è estremamente utile proprio quando non abbiamo una conoscenza diretta e completa di un oggetto. Kent criticò come speculativo il principio, ritenne un errore il frazionamento dei sintomi sperimentali (anche se proprio così otteniamo i massimi risultati in termini di repertorizzazione), e fece notare che nella materia medica esistono quasi per ogni rimedio sintomi particolari che contraddicono i generali ( aspetto corretto proprio nell'aggiornamento fatto dal Boger, il quale aggiunse proprio le modalità di aggravamento e miglioramento regionali e delle funzioni).

Possiamo sintetizzare che se Boenninghausen rimaneva fondamentalmente ancora un empirista e utilizzava il metodo induttivo in modo molto realista, accettando le leggi della logica e della matematica perché consapevole che aveva a che fare con una scienza in evoluzione, Kent era prima di tutte le informazioni a sua disposizione. In Boenninghausen prevale la possibilità in Kent la certezza.

Il contributo di Boenninghausen, alla luce del principio di generalizzazione, è ancora valido soprattutto ai fini della repertorizzazione.

Nonostante il successo del pensiero e del repertorio di Kent, noi applichiamo spesso il principio della generalizzazione per analogia, non solo con i sintomi del paziente, ma a volte anche nello studio dei rimedi, specie di quelli piccoli o poco sperimentati. A questo punto desidero far notare almeno due cose, come spunto di riflessione ai fini repertoriali:

Kent criticò il concetto di generalizzazione salvo poi utilizzarlo continuamente quando decise di aggiungere nelle voci in generale, indipendentemente dalla sperimentazione, i rimedi che mancavano ma che erano elencati in almeno due o più modalità riferite alla rubrica stessa. Oltretutto è ormai regola fare lo stesso anche con i sintomi dei pazienti, con la differenza non logica, che col paziente generalizziamo solo se abbiamo almeno tre diverse localizzazioni.

Nell'introduzione al repertorio Kent spiegò come il sintomo "aggravato con lo scrivere", era una rubrica particolare e non generale come la considerava Boenninghausen, perché scrivendo ci si aggrava o negli occhi, o nelle mani o nella schiena chinandosi... Tralasciando tutte le implicazioni neuro-sensoriali e addirittura psicologiche della scrittura che più di ogni altro movimento può essere considerata come una delle migliori espressioni generali dell'uomo mi domando perché la stessa considerazione non fu fatta per altre attività motorie come l'alzarsi o  lo scendere...

In ogni caso con questo modo di ragionare Kent non considerò valide, stralciandole, molte voci del repertorio di Boenninghausen, come appunto l'aggravamento con  lo scrivere (rubrica con 77 rimedi), o con il leggere (rubrica con 73 rimedi), e molte delle rubriche elencate nelle sezioni delle "concomitanze", che ritengo particolarmente utili, come ad esempio, le rubriche:

- Female; Mestruation; before; Appetite, affected (am-c., ars., bell., brom., calc-p., ign.,lacc., mag-c., phos., spong);
- Female; Mestruation; during; Appetite, affected (alet., aloe, am-c., bell., bry., calc., calc-p., cupr., cycl., graph., ign., kalibi, lac-c., lach., Lyc., Mag-c., nat-m., plat., Plus);
- Female; Mestruation; after; Appetite"(calc-p., ust.).

...noi applichiamo spesso il principio della generalizzazione per analogia; e non solo con i sintomi del paziente ma a volte anche nello studio dei rimedi.

Alla fine penso che in realtà il problema è quello di saper ben valutare fino a che punto dobbiamo spingerci con la generalizzazione; e questo lo possiamo fare solo basandoci su ciò che ci dice il paziente. E in questo senso reputo molto pratico, quando i sintomi lo permettono, di generalizzare e quindi utilizzare anche le voci del repertorio di Boenninghausen. Come quando si trovano pazienti con molti ausiliari e solo alcuni sintomi caratteristici locali, ma ripetuti e chiari (come può accadere nelle riacutizzazioni): in questi casi sono proprio i sintomi che si ripetono ("i comuni" del nostro paziente), anche se locali, a diventare le caratteristiche peculiari che possono essere generalizzate.

 

Bibliografia:

Boenninghausens's charatteristics and repertory, di C.M. Boger, B. Jan Publisher
Dizionario di filosofia, BUR, Rizzoli
How to find the simillimum with Boger-Boenninghausen's repertory, Dr Bhanu D. Desai, B. Jan Publisher
Organon Dell'arte del Guarire di S.F.C. Hahnemann, 6°ed.
Scritti Minori, di C.M.F. Von Boenninghausen
The Repertory of the Homoeopathic Materia Medica di J.T. Kent, B. Jan Publisher

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