Principi del trattamento omeopatico: l'individualizzazione della terapia

Pubblicato il 17/01/2014

Categorie: Metodologia Omeopatica

Autori: Vincenzo Mengano

Principi del trattamento omeopatico: l'individualizzazione della terapia

Un aspetto peculiare - e impegnativo - della Medicina Omeopatica è l’individualizzazione della terapia

Un aspetto peculiare - e impegnativo - della Medicina Omeopatica è l'individualizzazione della terapia. Questo concetto è un po' diverso da quello che definiamo, in Medicina Convenzionale, come una terapia "personalizzata".
Quando ci troviamo di fronte ad un paziente che versa in una determinata condizione patologica, dobbiamo individuare e selezionare il rimedio che più si adatta a quella precisa condizione.

Esistono più di 3.000 rimedi omeopatici unitari e ogni rimedio produce nell'uomo sano, e quindi cura nell'uomo malato, da decine a centinaia di sintomi, per cui esiste un'enorme massa di dati da consultare durante la prescrizione omeopatica!

Questo può fornire un'idea della complessità della Medicina Omeopatica che, inoltre, deve identificare quell'unico rimedio omeopatico dotato di caratteristiche molto simili ai sintomi più significativi sofferti dal paziente in quel momento, con particolare attenzione alle modalità con cui essi si presentano:
a) modalità eziologica, cioè la causa del disturbo; nel caso dell'influenza sappiamo trattarsi di un virus, ma possiamo indagare la concausa, vale a dire quale circostanza ha favorito l'infezione; ad esempio l'esposizione al vento freddo, essersi bagnati durante un acquazzone, ecc.
b) modalità di localizzazione, cioè dov'è precisamente localizzato il disturbo; ad esempio, dolore agli arti, dolore ai bulbi oculari, ecc.
c) modalità sensoriale, cioè com'è percepito il disturbo; ad esempio con sensazione di freddo, di bruciore, ecc.
d) modalità temporale, cioè quando il disturbo si manifesta o si aggrava; ad esempio l'orario di un accesso febbrile, ecc.
e) modalità di aggravamento o di alleviamento, cioè in che condizioni peggiora o migliora il disturbo; ad esempio, se un paziente febbrile si sente meglio (o peggio) coperto o scoperto, ecc.

Tutti questi elementi servono a comporre il quadro clinico caratteristico di quella persona e non di un'altra; ecco perché, nonostante l'entità nosologica (cioè la sindrome influenzale) sia la stessa, essa si manifesterà diversamente in più soggetti, richiedendo rimedi omeopatici diversi, selezionati volta per volta, sulla base della similitudine, in ciascun caso.

Qui si spiega perché non si può seguire la metodologia convenzionale della somministrazione di un ipotetico medicamento omeopatico "specifico", in senso assoluto, in una determinata patologia, in quanto la sua azione varierà con il variare del quadro sintomatologico individuale.
Ecco perché non potrà esistere, in Omeopatia, un protocollo terapeutico precostituito da applicare in maniera meccanicistica.

Ovviamente questo non vuol dire che statisticamente, in determinate forme morbose, non ci siano rimedi più efficaci di altri, convalidati da tanti anni di pratica clinica - li vedremo anche nel trattamento dell'influenza - ma è indispensabile comunque e sempre, da parte del terapeuta, all'atto della prescrizione, una valutazione relativa alle peculiarità del soggetto malato che ha di fronte in quel momento.

Un solo rimedio per volta
Va detto che, dato che il rimedio omeopatico è stato sperimentato in un soggetto sano, ne sono stati registrati gli effetti e si cerca di applicarli in una situazione patologica simile, la conseguenza logica di ciò è che si somministra quel determinato medicamento singolarmente così com'è stato sperimentato e quindi, per sottolineare un altro principio dell'Omeopatia, si deve somministrare un rimedio alla volta per poterne valutare appieno l'efficacia terapeutica e agire di conseguenza - se ripeterlo o sostituirlo - come vedremo in seguito.

Tuttavia, la prescrizione del rimedio singolo non va intesa come una sorta d'immobilismo terapeutico; nelle affezioni acute, in particolare, il quadro sintomatologico può facilmente variare richiedendo la somministrazione di medicamenti diversi in successione logica.
Questo principio terapeutico, per i non addetti ai lavori, viene definito come unicismo, vale a dire che si prescrive un rimedio unico corrispondente il più possibile alla totalità dei sintomi del caso, a differenza del pluralismo dove invece vengono prescritti più rimedi alla volta sulla base che sintomi differenti richiedono medicamenti differenti.

Esistono in commercio anche delle specialità composte da più rimedi omeopatici, fino a 10-15, con indicazioni terapeutiche prestabilite che possono generare confusione in chi si accosta all'Omeopatia. Quando si tratta di basse diluizioni (soprattutto decimali), la loro efficacia dipende da un'azione farmacologica diretta esercitata dalle dosi ponderali di sostanza attiva ancora presente in queste basse diluizioni e che ne fa più una specialità di tipo fitoterapico che omeopatico nel senso proprio del termine.

Quando non si è in grado di applicare i principi omeopatici unicisti classici, o per mancanza di una conoscenza metodologica o per incapacità di risolvere particolari complessità, si possono accettare gli altri approcci omeopatici (il pluralismo ed eventualmente il complessiamo), con le dovute distinzioni, piuttosto che trattamenti convenzionali tossici e/o inefficaci. La Medicina ha sempre al centro del suo essere la salute del paziente e non un dogma!

Tratto in parte dal libro "Influenza e omeopatia: una possibilità terapeutica in più"

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