Riflessioni sulla raccolta dei sintomi in omeopatia veterinaria

Pubblicato il 06/08/2018

Categorie: Omeopatia per Animali

Autori: Francesca Pisseri

Fonte: Il Medico Omeopata - Rivista

Riflessioni sulla raccolta dei sintomi in omeopatia veterinaria

Questo articolo prende spunto da una serie di osservazioni che derivano dalla pratica dell'omeopatia veterinaria in vari ambiti - clinica piccoli animali, zootecnia, ippica - e coincide col tema di uno dei Congresso organizzati dalla FIAMO: "La raccolta del caso in medicina omeopatica".

Credo che nella prassi diagnostica dell'omeopata veterinario la maggior parte del successo sia attribuibile alla raccolta dei sintomi del caso clinico. Infatti quando si utilizza la "via ascendente" per la ricerca del rimedio più simile, vale a dire il percorso analogico che va dal quadro patogenico del rimedio, si passa attraverso vari filtri interpretativi che rischiano di rendere errata la nostra prescrizione.

Tali filtri sono costituiti essenzialmente dal linguaggio e dall'ambito culturale del medico che raccoglie il caso, del proprietario dell'animale, del repertorio omeopatico e della materia medica (in cui vi sono espressioni e concetti appartenenti a medici e provers di varie nazionalità, periodi storici, estrazione culturale, ecc.).

Come ovviare a tale difficoltà? Anzitutto conoscere il più possibile il nostro personale filtro. Se riteniamo di essere abbastanza obiettivi - impossibile esserlo totalmente! - e buoni osservatori è utile dare molto valore nell'ambito della visita omeopatica ai sintomi che provengono dall'osservazione diretta dell'animale o del gruppo di animali e dalla nostra interazione con essi, saggiando le reazioni a nostri segnali o sollecitazioni. Una lettura corretta del comportamento degli animali è strettamente legata alla conoscenza delle basi di etologia delle varie basi di etologia delle varie specie.

Per quanto riguarda il proprietario o chi si cura degli animali va tenuto presente che cosa il nostro paziente rappresenta per gli esseri umani che ce lo descrivono. I proprietari di animali da compagnia proiettano in genere le loro dinamiche emotive, le informazioni da loro fornite sul loro animale vanno quindi "scremate" da ciò che ci sembra appartenere ad essi stessi anche se in qualche misura l'animale da compagnia assorbe le caratteristiche del proprietario. L'allevatore osserva poco il comportamento degli animali, perché essi sono il suo lavoro e li considera strumenti di profitto piuttosto che individui con reazioni peculiari all'ambiente, dovremmo quindi spiegare come funziona il nostro lavoro e far capire i vantaggi di una sua applicazione nell'allevamento; le osservazioni di un allevatore sono preziose perché di gran lunga più obiettive di quelle del proprietario di animali da compagnia.

Il linguaggio con cui gli essi umani parlano degli animali è fortemente condizionante, in alcuni ambienti (es. ippica) esiste un gergo specifico che è necessario conoscere, inoltre, data la scarsa impronta etologica del nostro rapporto con gli animali, si tende a parlare dei loro stati mentali ed emotivi come se avessero la stessa valenza di quelli umani. Per esempio se un cane maschio adulto tenta di dominare altri maschi adulti è errato parlare di aggressività o di dittatorialità, per questa specie è semplicemente l'applicazione di regole sociali geneticamente determinate.

A mio avviso la migliore strategia è quella di farsi descrivere gli avvenimenti così come si sono verificati cercando di evitare le etichette che ognuno di noi tende a dare al reale, tutto ciò in forma il più possibile colloquiale per mettere a proprio agio l'interlocutore, ma nello stesso tempo tenendo in mano in modo deciso le redini del colloquio per evitare che la persona giunga a parlare delle cose che più le interessano (della serie "ma come si passa bene il tempo con questo dottore!").

Penso non vadano seguite schede per la raccolta dei sintomi omeopatici perché costituiscono una forzatura a un momento di comunicazione e di raccolta dati che ogni volta è diverso perché le interazioni nell'ambito di gruppi di individui sono estremamente variabili.

Inoltre lo studio omeopatico di un soggetto prevede la ricerca di peculiarità e particolarità, che l'uso di una scheda rischia di escludere in partenza.

Ritengo invece importante seguire degli schemi di raccolta di dati anamnestici, clinici, prognostici e di controlli che consenta una rapida consultazione e confronto e una analisi corretta dei follow-up dei nostri pazienti.

Anche nel caso di aziende zootecniche è essere utile una scheda di raccolta dati sulle caratteristiche dell'allevamento e sul management aziendale.

Nell'ambito del colloquio è importante a mio avviso utilizzare efficaci approcci comunicativi, per esempio un tono di voce e una postura del corpo che diano segnali di disponibilità alla comunicazione e un linguaggio simile a quello del nostro interlocutore.

Limitare al massimo i nostri interventi, che possono condizionare le informazioni fornite, essi devono servire solo da stimolo per continuare la conversazione e da "timone" per indirizzare gli argomenti verso ciò che ci interessa.

I dati si trascrivono così come vengono espressi annotando chi li ha comunicati ed anche in che modo (spontaneamente, dietro richiesta, ecc.), in certi casi è utile parlare con più persone che conoscono il soggetto per avere vari punti di vista.

La via discendente come tecnica di diagnosi omeopatica consiste nel riconoscere inizialmente nel malato le caratteristiche essenziali di un rimedio e cercare successivamente le conferme sul repertorio o sulla materia medica. In questo caso giocano un ruolo fondamentale l'intuizione e la conoscenza dei rimedi - è il metodo dei grandi omeopati! I problemi suscitati legati ai filtri interpretativi sono minori rispetto al metodo ascendente, un errore tuttavia rischia di portare completamente fuori strada.

Si riporta di seguito un caso clinico che a mio avviso esemplifica ciò che è stato detto.

 

CASO CLINICO

Nana, cavallo purosangue inglese, femmina, 2 anni. Arrivata dall'Irlanda in ottobre 1996, ossatura fine.

Ha avuto tre blocchi muscolari dovuti ad errori alimentari.

Prima visita marzo '97. Motivo della visita: tensione durante l'allenamento. La cavalla infatti va frequentemente in apnea quando le viene richiesto lo sforzo, non coordina bene la respirazione con l'attività fisica; durante il galoppo non è mai rilassata. Ciò non consente un adeguato allenamento e quindi l'inizio della attività sportiva. Presenta dei tic a carico della testa e degli arti anteriori, tali movimenti iniziano più frequentemente fuori dal box; aumentano quando piove e quando c'è vento, diminuiscono dopo un lavoro duro.

L'allenatore dice che Nana è una cavalla grintosa, ha voglia di fare, ha amor proprio. Regge bene l'allenamento, ciononostante le sue manifestazioni patologiche sono peggiorate da quando lavora di più.

Il fantino riferisce che galoppando risponde molto bene ai comandi, al passo e al trotto è invece pericolosa perché tende a fare di testa sua, vuole comandare lei.

Non vuole essere ferrata a destra, non accetta iniezioni né medicine in bocca, non vuole essere toccata dal garrese in giù; se ci si avvicina per una carezza mette le orecchie indietro e guarda minacciosa.

Lei si avvicina alle persone, è curiosa, odora, accetta le carezze dopo che si è avvicinata.

Per qualunque manualità è necessario metterle il torcinaso.

Si lascia mettere la sella senza problemi, a volte non vuole le briglie mentre passano sulle orecchie.

Se sente dei rumori si alza di scatto, sussulta anche per piccoli rumori. E' una mangiona, chiama il cibo, devono lasciarle la cavezza per darle da mangiare, altrimenti sgroppa di entusiasmo ed è pericolosa.

Puntigliosa, un giorno fu sedata per la ferratura, il giorno successivo non voleva neanche le carote.

Secondo l'allenatore è lucida e capisce le situazioni.

Cambia repentinamente di umore, soprattutto quando viene contrariata. Apprende velocemente solo dopo aver accettato di compiere l'azione richiesta.

L'uomo di scuderia dice: "è lunatica, va presa con le buone, con le carote".

La vedo uscire al passo: ha un aspetto maturo, rilassato, equilibrato; dopo che l'allenatore la contraria cambia completamente: i suoi movimenti sono a scatti, le orecchie indietro, movimenti ripetitivi con la testa, non vuole tornare nel box.

 

L'analisi del caso deriva dalla valutazione combinata delle informazioni riferite dalle tre persone e quelle che provengono dall'osservazione diretta, a tali informazioni si da diverso valore tenendo conto delle varie angolazioni di osservazione.

La cavalla è estremamente sensibile a tutti gli stimoli esterni (rumori, tocco) a cui reagisce con spasmi (gola), contratture (muscoli scheletrici), rigidità comportamentali.

Non tollera la contraddizione (riferito e osservazione diretta) che aggrava i suoi sintomi.

Brava nel lavoro, ma non mostra competitività; l'impegno migliora i suoi tic.

Mostra però di soffrire durante il lavoro: non fa entrare aria nei polmoni durante lo sforzo fisico.

Viene definita una cavalla di carattere, a me pare un soggetto che soffre una condizione non adatta ad esso, lo dimostrano le sue reazioni non equilibrate all'ambiente.

Il suo umore cambia repentinamente, vi è quindi instabilità emotiva.

 

Sul repertorio Synthesis 5° ed. abbiamo cercato i sintomi:

- intollerante alla contraddizione
- aggravata dalla contraddizione
- umore mutevole
- si offende facilmente
- arresto della respirazione

In base ai sintomi e ai temi emersi si prescrive IGNATIA AMARA MCH, due somministrazioni a distanza di 24 ore.

 

Dopo cinque giorni presenta dei pomfi cutanei diffusi che spontaneamente regrediscono. Gradualmente vi è un miglioramento comportamentale, la scomparsa dei tics, un maggiore rilassamento generale ed una adeguata respirazione durante l'attività sportiva. Accetta di essere avvicinata e coccolata anche se non è lei a prendere l'iniziativa, per la prima volta cerca un'altra cavalla.

Nana arriva prima al debutto ed ha in seguito una ottima carriera sportiva.

Si sono verificati dal '97 ad oggi diversi blocchi muscolari, presentatisi dopo una corsa.

In alcuni periodi Nana era stanca e svogliata, in altri periodi particolarmente nervosa.

E' stato periodicamente somministrato il suo rimedio al quale ha sempre risposto con un miglioramento.

Per i blocchi muscolari sono state tentate con scarso successo alcune strategie di prevenzione e cura che ne abbreviassero il decorso.

 

Ciò mi porta a riflettere sul fatto che, per quanto pretendiamo sempre molto da noi stessi e dall'omeopatia, un rimedio che indubbiamente funziona consentendo un maggiore equilibrio tra il soggetto e l'ambiente non può evitare momenti di scompenso psico-fisico in un individuo che vive in modo non adatto alla propria specie e sottoposto a tensioni e surmenage; un cavallo infatti non può scegliere come condurre la propria esistenza, a differenza di un essere umano che in seguito al raggiungimento di un nuovo equilibrio può dare un nuovo assetto alla propria vita.

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