Omeopatia. Riflessioni del dottor Herbert Pfeiffer, pediatra

Pubblicato il 17/02/2014

Categorie: Metodologia Omeopatica

Autori: Elena Tonini, Raffaella Pomposelli

Traduzione a cura di: Eliana Turritto

Fonte: Il Granulo

Omeopatia. Riflessioni del dottor Herbert Pfeiffer, pediatra

Ci racconti la tua storia? Come e perché sei approdato all'omeopatia?
Sono nato ad Amburgo e poi mi sono trasferito a Francoforte, dove svolgo la mia attività. Mi sono laureato in medicina a Monaco e specializzato in pediatria a Berna. Ho lavorato fino al 1970 come assistente ospedaliero in diversi reparti e iniziato la mia attività di pediatra dopo undici anni di pratica ospedaliera in differenti settori della medicina. Lavorando poi nel mio studio e trattando i bambini farmacologicamente, osservavo che i piccoli pazienti tornavano con le stesse malattie e mi sono chiesto se ci fosse qualche altra cosa da somministrare perché restassero in salute. Ho provato con l'agopuntura, poi l'omeopatia complessista (vedi box) Nel '72-'73 ho iniziato con l'omeopatia. Ho fatto la mia prima vera esperienza in Baviera, con una famiglia che era lì in vacanza e il cui bambino aveva una forte angina tonsillare.

La situazione era grave, ho utilizzato un'iniezione di un complesso omeopatico e ho notato un miglioramento del 50% già il giorno dopo. Per imparare l'omeopatia entrai a far parte del gruppo di lavoro del Dr Eichelberger, medico di Monaco, che aveva scritto centinaia di pagine sulla cura delle malattie croniche. Eichelberger ogni mese scriveva i casi che stava seguendo e li inviava per lettera ai suoi discepoli, i quali poi dovevano scriverne la soluzione. In seguito inviava, insieme ai nuovi casi, la soluzione dei precedenti. Ogni volta che imparavo qualcosa lo applicavo ai miei pazienti. Attualmente, nella mia pratica quotidiana perseguo due scopi: curare la malattia già in atto e fare prevenzione affinché le persone non si ammalino. Così, cerco sempre per il paziente un rimedio antimiasmatico (miasma = predisposizione ereditaria a determinati modi di ammalarsi) e, tramite questo rimedio, le malattie ancora non espresse vengono "spente" e quelle in atto possono essere curate. È importante che il medico omeopata continui a curare la persona anche quando lo stato acuto è passato. I rimedi anti-miasmatici devono essere perciò somministrati finché sono presenti sintomi miasmatici. Per esempio: le esostosi (= crescita benigna circoscritta di tessuto osseo sulla superficie di un osso), le verruche, le cisti, con la corretta terapia si riducono nel tempo.

Ci spieghi in dettaglio?
Per trattare un paziente con l'omeopatia bisogna conoscere tutti i sintomi e questi permettono di individuare un rimedio anti-miasmatico.
Somministrato il rimedio, si osserva la reazione nel paziente: ogni quattro settimane il paziente deve contattare il suo medico e così anche ogni volta che non sta bene. Il racconto spontaneo del paziente è fondamentale ed è importante chiedergli la storia della sua vita (anche emotiva). Per esempio, se per la prima volta viene in visita una mamma col suo neonato, la prima domanda che faccio è se desiderasse il bambino e come si sia sentita quando ha saputo d'essere incinta e durante la gravidanza. In un secondo momento, tento di conoscere meglio i suoi sintomi e quindi chiedo le modalità. Per esempio: se una persona dice che è depressa, chiedo quando, in che momenti, quanto a lungo durano questi momenti ed è importante utilizzare esattamente le parole del paziente; spesso, queste, si ritrovano esattamente uguali come sintomi nel Repertorio.

Come fa il paziente a sapere quali sintomi osservare?
Lascio fare al paziente, quando un sintomo lo disturba, sarà lui a comunicarlo. Io ascolto.

Hai fatto un passaggio dalla prescrizione di rimedio complesso al rimedio unico e addirittura miasmatico, com'è avvenuto tutto ciò?
Volevo sapere cosa avveniva col singolo rimedio e con lo studio dei miasmi ho capito che solo i rimedi anti-miasmatici potevano "curare", come Hahnemann insegna.

Tu parli del miasma "allerginie"?
Mi sono chiesto cosa succeda nel paziente in caso di allergia, la prima cosa che si nota è una debolezza generale (psora) che porta a un'ipersensibilità. Sono debole se reagisco ai pollini presenti nell'aria, non sono abbastanza forte da reggere questa situazione, quindi il corpo percepisce questo contatto come un attacco (come se sentissi una carezza come una botta). Quindi c'è un'iperreazione, raffreddore, prurito, in alcuni casi febbre: questi sintomi sono sintomi sicotici. Nel passaggio ereditario i miasmi vengono fusi insieme e viene trasmessa questa fusione. I genitori trasmettono ai figli psora e sicosi e il bambino non presenta né malattie psoriche, né sicotiche, ma allergie. Succede la stessa cosa della psora e della siphilis, quando vengono tramandate e nei bambini non ci sono né l'una né l'altra, ma la loro fusione può dare origine al miasma tubercolinico. Se i genitori invece tramandano sicosi e siphilis ma i bambini non hanno né siphilis né sicosi possono presentare il miasma carcinosinico.

Il disturbo senso motorio cioè del sistema nervoso, a quale miasma è legato?

È un tratto siphilitico che si esprime nel ritardo dello sviluppo: non parlare, non camminare, reazioni emotive non dell'età, disturbi della percezione (visivi, uditivi, tattili). In ogni disturbo, se c'è un problema di una di queste funzioni, c'è un miasma siphilitico. Se una funzione è solo ritardata inizialmente, il miasma è psorico.

Vorrei sapere la differenza osservata nei bambini curati negli anni '70 e quelli curati oggi.
All'inizio della cura omeopatica curavo molti bambini psorici. Oggi di cento bambini solo uno è psorico e tutti gli altri sono pluri-miasmatici e la maggior parte sicotici. C'è stato un cambiamento radicale: i bambini che nella prima settimana di vita sono contagiati e che hanno le coliche per lo più sono sicotici, così come quelli che piangono gridando molto. Ci sono più malattie atopiche che acute e i motivi sono diversi:
- alimentazione diversa
- vaccinazioni
- uso e abuso di farmaci
- soppressione dei sintomi

Una cura miasmatica necessita di molti anni, quale è la comunicazione col paziente rispetto alla diagnosi e alla prognosi?
Per me non c'è differenza tra una malattia cronica e un'acuta, la malattia acuta è solo un inizio nella cura della malattia cronica. Fino a quando una persona ha sintomi miasmatici deve essere curata con rimedi anti-miasmatici. Ogni miasma che non è curato può diventare malattia grave. Questo è quello che comunico ai miei pazienti.

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