Una sperimentazione omeopatica 'casuale' di Corallium rubrum

Pubblicato il 27/04/2009

Categorie: Casi Clinici

Autori: Luana Chinigioli

Una sperimentazione omeopatica 'casuale' di Corallium rubrum

La nostra quotidianità è costellata di piccoli e grandi avvenimenti che cadono inavvertitamente sotto la nostra osservazione, ma siamo molto spesso distratti, lo sguardo sempre altrove non coglie e non sa cogliere i numerosi particolari che i nostri sensi percepiscono. Spesso scivolano via senza che la nostra coscienza si arricchisca di quegl'insegnamenti derivati dall'esperienza, quasi come "sperimentazioni" apparentemente casuali che la natura ci mette a disposizione.

Il caso clinico che segue, piccolo e banale, è in realtà uno di quegli insegnamenti quotidiani che all'osservatore attento fornisce dettagli che come "cursori" di uno schermo aprono "finestre" dalle quali l'osservazione si fa più ampia e induce alla riflessione e a maggior comprensione.

Mia figlia, di circa otto anni, nell'aprile del 1996 si ammalò improvvisamente. Nel tardo pomeriggio di una giornata di completo benessere manifestò:
- un innalzamento della temperatura corporea: 39°
- viso rosso e caldo
- fotofobia, sguardo lucido, midriasi poco riscontrabile
- cefalea battente
- gola arrossata, tonsille ipertrofiche
- tosse secca spasmodica
- addome sensibilissimo al tatto ( impediva la palpazione piangendo)
- iperestesia generale ma non intensa
- la piccola volle mettersi a letto, immobile, al buio e coperta

Ero ovviamente preoccupata e con il mio amico e collega decidemmo di somministrare: Belladonna 9 ch. -- La notte non chiusi occhio --

- la febbre persisteva
- la laringo-faringite le procurava difficoltà a deglutire,
- la tosse di tipo pertussoide si presentava ad accessi che le esacerbavano i dolori addominali e terminavano con vomito di scarsa saliva mucosa
- non manifestava desiderio di bere
- la lingua era pulita di uno strano colore rosso vivo
- le guance erano arrossate e come chiazzate di un rosso più vivo a sinistra
- le tenevo la mano per calmare il suo nervosismo e farle sentire la mia presenza
- la sentivo confusa e sfinita dai colpi di tosse
- Il mattino mi consultai di nuovo con il collega e decidemmo la somministrazione di Ipeca 9 ch.

La piccola non reagì, tutta la sintomatologia permase inalterata come la mia angoscia.

Non riuscivo a fare una diagnosi, non riuscivamo a somministrare una terapia adeguata, come medico mi sentivo impotente, come medico omeopata mi sentivo fallita, come madre ero disperata. Decisi di chiedere aiuto ad una mia amica nonché pediatra che, intuendo la mia preoccupazione, venne a vederla nel pomeriggio. Ero decisa ad intervenire con antibioticoterapia ed antipiretici pur di vederla ristabilita.

La collega pediatra ebbe anche lei delle perplessità, sembrava pertosse ma non lo era, sembrava un caso di appendicite acuta ma la semeiotica dava responsi contrastanti. Infine si decise per una momentanea antibioticoterapia ed un eventuale ricovero ospedaliero se la sintomatologia fosse rimasta invariata.

Leggermente sollevata dall'interessamento dei colleghi, mi sedetti accanto a mia figlia. Prendendole la mano fra le mie, notai una colorazione intensa del palmo, era rosso e chiazzato come la guancia sinistra, come per la presenza di piccole eruzioni. Ricordai che:
- il dolore alla testa era localizzato all'orbita sinistra (suo padre le teneva la mano in quella sede per attenuare il dolore)
- sentiva di avere la testa grande,"mamma mi è cresciuta la testa"
- avvertiva: caldo se troppo coperta, freddo se leggermente scoperta
- non potevo aprire la finestra malgrado il caldo di fine aprile, non voleva l'aria " fresca"

Ma dove avvertiva l'aria fresca se giaceva sotto le coperte? Glielo chiesi con dolcezza: "mamma, sai, anche quando respiro mi viene freddo dentro il naso".

Stanca e insonne capii che mi aveva fornito un Keynote per la diagnosi differenziale del farmaco omeopatico e forse la terapia adeguata. Telefonai al collega per avere aiuto ed insieme repertorizzammo i sintomi; ero stanca e avevo acquistato antibiotico e antipiretico come da prescrizione della pediatra ma ritenevo che la bimba potesse sopportare ancora qualche ora la sintomatologia senza subire danni.

La sintomatologia completa ed il Keynote mi orientarono alla scelta di Corallium rubrum, lo somministrai in 4 granuli alla potenza reperita faticosamente: 15 ch

Poche farmacie su territorio nazionale hanno immediata disponibilità dei farmaci omeopatici e spesso propongono, per pura ignoranza della farmacoterapia omeopatica, improbabili (a volte dannose) sostituzioni del farmaco richiesto e prescritto dal medico. Chiudo questa parentesi amara.

Dopo la seconda somministrazione di Corallium Rubrum 15 ch, quindi dopo circa quattro ore, tutta la sintomatologia era regredita, non v'era più traccia alcuna.
Mia figlia stava bene, si era alzata e giocava con suo padre. La febbre scomparsa, la tosse inesistente, il colorito normale ... stentavo a rallegrarmi, volevo capire cosa fosse accaduto.

L'avrei mai capito? Come medico avevo bisogno di formulare una diagnosi che non eravamo stati in grado di formulare. I colleghi del Pronto Soccorso Pediatrico avrebbero potuto effettuare una diagnosi strumentale? Dubbi, domande, incertezze che sono il lato oscuro, nascosto e quotidiano della professione medica dove l'esperienza e la sperimentazione sono un validissimo supporto alle quotidiane teorie che ci sommergono. Quand'ero studentessa adoravo il Prof. A. Ascenzi che aveva la capacità di trasmetterci la sua esperienza riportandoci alla linearità e semplicità del ragionamento diagnostico. Chiudo questa seconda parentesi nostalgica.

Erano trascorsi 20 giorni dalla "malattia senza diagnosi" di mia figlia. Spesso ritornavo con la mente a quell'episodio e la domanda era sempre la stessa: "avrei mai capito?"

Fine maggio, avevo la valigia pronta, partivo per un Congresso medico, mia figlia stava facendo l'inventario delle cose da dirmi per occultare il sentimento di abbandono che le procurava la mia partenza. Improvvisamente, quasi gridando, corse verso di me tenendo tra le dita il ciondolo della sua catenina: "Mamma, mamma, guarda è tutto sbiadito e un po' rimpicciolito", mi mostrò il suo piccolo cornetto di corallo rosso che portava al collo. Aveva voluto indossarlo durante le vacanze natalizie, poi nei tre mesi successivi aveva preso a succhiarlo (come il suo dito da neonata) per scaricare la tensione nell'orario scolastico. -- Rimasi sconcertata --

Eh si... feci il viaggio in treno pensando al Cornetto di Corallo Rosso e ... Corallium rubrum e ... all'involontaria sperimentazione!

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