Terapia omeopatica (e guarigione) di una paziente scettica

Pubblicato il 18/03/2020

Categorie: Casi Clinici

Autori: Charalampos Katsoulas

Fonte: Il Medico Omeopata - Rivista

Terapia omeopatica (e guarigione) di una paziente scettica

Donna di 54 anni, casalinga, vive ad Atene. Viene visitata il 25/08/2011. Riferisce tosse, bruciore a livello della gola e retrosternale, iniziati circa 2 settimane prima, dopo aver preso freddo la sera in montagna. Dall'anamnesi patologica risulta che ha avuto vari episodi di bronchite ed un episodio di broncopolmonite 15 anni fa. La paziente dice: "Di notte la tosse aumenta. Mi sveglio più volte con crisi di tosse e sensazione di soffocamento. Perciò mi alzo dal letto e vado al bagno perché a volte tossisco fino a vomitare. Nonostante la tosse, non riesco ad espettorare il muco che sento nella gola e nella parte alta del torace. Ho notato che il catarro è trasparente con delle macchie rossastre".

All'esame obbiettivo del torace non viene rilevato nessun reperto auscultatorio alterato. La paziente riferisce che il suo umore, malgrado la malattia, è buono. Presenta anche lieve scolo nasale con sapore amaro in bocca e assenza di sete con appetito normale. Ho considerato i seguenti sintomi utilizzando il Repertorio Synthesis 9.2. Tenendo conto del carattere introverso, permaloso e irritabile prescrivo IPECA 30CH.

Il 27-08-2011 visito di nuovo la paziente, che mi riferisce che la notte ha dormito meglio, con un paio di risvegli notturni a causa della tosse e con un episodio di vomito. Il suo umore è migliorato, nonché la tosse. Ora sente il torace libero, ma sente il catarro attaccato alla gola, anche se non le brucia più. Si sente soffocare quando tossisce. Consiglio alla paziente di continuare la terapia per alcuni giorni ancora. Il 10-09-2011 sento la paziente telefonicamente e mi dice che la tosse è quasi scomparsa, ma ha muco attaccato in gola. Con la deglutizione di cibo a volte sente strozzarsi. Prescrivo IPECA 200CH.

Sento telefonicamente la paziente il 28-09-2011. È irritabile, collerica nei miei confronti quando le chiedo circa la sua salute. Con tono aggressivo mi risponde che questi granuli non le hanno fatto niente finora e che lei ha ancora questo catarro di colore giallastro che non se ne va, anche se la tosse è scomparsa. È rilevante durante la conversazione la sua rabbia e la sua contrarietà verso la cura omeopatica, ma anche uno stato di malessere generale. Per la repertorizzazione prendo i seguenti sintomi: La prescrizione scelta è HEPAR SULPHUR 30CH.

Risento la paziente una settimana più tardi e mi riferisce che sta meglio di umore e che le è rimasto un leggero fastidio in gola con poco catarro giallastro. Le consiglio di assumere HEPAR SULPHUR 200K, che la porta a guarigione.

Il ritardo della guarigione è dovuto in parte a impedimenti di tipo pratico, visto che la paziente abita in un'altra città, in parte alla sua opposizione a fornire sintomi ed elementi significativi ed in parte alla sua diffidenza rispetto alla validità stessa della medicina omeopatica. Un'altra considerazione che si può fare riguardo alla resistenza alla guarigione è l'uso nel passato di terapia antibiotica da parte della paziente; per questo è stata utilizzata la dinamizzazione 200K dello stesso rimedio dopo aver somministrato la 30CH, che non è risultata sufficiente per la completa guarigione. Il dato oggettivo interessante è stato il giovamento apportato dalla giusta scelta del rimedio omeopatico, malgrado la riluttanza e la diffidenza dimostrati dalla paziente. Nello stesso periodo di tempo sono stati risolti quadri clinici simili di tosse, altrettanto resistenti, sempre attraverso l'utilizzo di IPECA.

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