La crescita della menzogna e la fine della Medicina 'Convenzionale'

Pubblicato il 04/03/2006

Categorie: Attualità

Autori: Domenico Mastrangelo

La crescita della menzogna e la fine della Medicina 'Convenzionale'

RIASSUNTO

Durante i suoi oltre duecento anni di storia, l'omeopatia si è dimostrata efficace nel trattare malattie per le quali la medicina convenzionale ha poco da offrire. Tuttavia, dato il suo basso costo, essa ha sempre rappresentato una seria sfida ed una grave minaccia ai profitti delle industrie farmaceutiche. Tra l'altro, queste ultime, rappresentando la maggior fonte di finanziamento per la ricerca mondiale, si trovano in una posizione privilegiata per sponsorizzare campagne denigratorie contro l'omeopatia, potendo manipolare i media, così come le istituzioni accademiche e mediche.

L'argomento più comunemente usato contro l'omeopatia sembra rappresentato dal fatto che, in alcune sperimentazioni cliniche controllate (Controlled Clinical Trials o CCT), il confronto con i trattamenti convenzionali mostrerebbe come gli effetti dell'omeopatia non siano superiori a quelli di un placebo. Contro questa tesi si può facilmente argomentare che:

a) la sperimentazione clinica controllata non può essere applicata all'omeopatia;
b) comportamenti fraudolenti o irregolari sono comuni nelle sperimentazioni cliniche controllate;
c) la quantità delle reazioni avverse ai farmaci e degli effetti collaterali, mostra come la metodologia delle sperimentazioni cliniche controllate, sia profondamente viziata;
d) una valutazione accurata dei rimedi omeopatici richiederebbe tecniche più sofisticate;
e) l'effetto placebo [anche se ampiamente accettato dalla medicina convenzionale n.d.r.] non è più "plausibile" dell'omeopatia, e la sua reale natura è ancora sconosciuta;
f) l'effetto placebo è pur sempre una cura e, come tale, degno di essere meglio indagato.

Si può, dunque, concludere che, allo stato attuale, non esistano validi argomenti contro l'omeopatia e che le ricorrenti campagne di denigrazione contro di essa, rappresentino soltanto gli interessi economici di un'industria farmaceutica che cerca, in questo modo, di proteggere i suoi profitti dalla "minaccia" di una metodologia terapeutica più sicura, più efficace e di gran lunga più economica, quale, appunto, quella omeopatica. Parole chiave: omeopatia, sperimentazioni cliniche controllate, placebo, rimedi omeopatici, ricerca clinica, industrie farmaceutiche, legge dei simili, farmacogenetica.

INTRODUZIONE

Il numero di agosto del 2005 della rivista "The Lancet", contiene un attacco coordinato dell'"establishment" medico contro l'omeopatia (1), basato su un'indagine secondo la quale, una meta analisi effettuata su sperimentazioni cliniche omeopatiche, rivelerebbe come i rimedi omeopatici non siano più efficaci di un semplice placebo. Sulla base di questa indagine, due altri brevi ma trionfanti articoli [pubblicati nello stesso fascicolo. N.d.r.], decretano la "fine dell'omeopatia" (2) e il definitivo ritorno della "luce" della verità in medicina (3). Come medico professionista e ricercatore, è mio desiderio prendere le distanze dalle posizioni espresse negli articoli citati e cercare di dimostrare come questa ennesima campagna contro l'omeopatia, sia basata sulla menzogna, più che sulla verità e rappresenti una tappa ulteriore verso la fine della medicina convenzionale, piuttosto che dell'omeopatia.

LE MUTEVOLI "VERITA"' DELLA MEDICINA CONVENZIONALE

Nel suo "Letture di filosofia omeopatica" (4), James Tayler Kent, uno dei padri dell'omeopatia statunitense, ci fornisce un quadro straordinario della medicina convenzionale:"...dunque è possibile assistere, in questo secolo, a un congresso di migliaia di medici che si affidano interamente all'esperienza, nel quale, uno si alza e parla della sua esperienza, un altro parla della sua e i relatori di quel congresso continuano a dibattere e non se ne trovano due che siano d'accordo. Quando hanno finito, confrontano le loro esperienze e la decisione che prendono, viene chiamata scienza, senza che nessuno si preoccupi di quanto essa sia lontana dalla verità. L'anno successivo, si ritrovano, ma hanno idee differenti o hanno avuto esperienze differenti e quindi bocciano ciò che avevano approvato l'anno precedente...Questa è la direzione sbagliata. La scienza della medicina deve essere costruita su fondamenta vere...La vecchia medicina nega il principio e la legge, definisce il suo sistema "la medicina dell'esperienza" e quindi le sue dottrine sono caleidoscopiche, mutano di anno in anno e non appaiono mai due volte uguali"

Quanto quest' ultimo pensiero corrisponda a verità, può essere facilmente apprezzato se si considera che nel 1994

(5) e nel 1997 (6), la stessa rivista "The Lancet", pubblicava due importanti articoli nei quali, usando argomenti e metodi identici a quelli riportati da Shang (1) [nell'articolo di agosto del 2005; N.d.R.], gli autori giungevano alla conclusione che l'omeopatia è più efficace del placebo. Data la mutevole natura della verità, nella medicina convenzionale, non sarebbe forse più saggio attendere il prossimo articolo di "The Lancet" sull'argomento, prima di decretare la fine dell'omeopatia?

COSA C'E' DI SBAGLIATO NEL PLACEBO?

I denigratori di tutto il mondo, paragonano l'omeopatia al placebo nell'intenzione di dimostrarne la sua inutilità. Tuttavia, per una più accurata conoscenza dell'effetto placebo e del suo significato, nella medicina convenzionale, è necessario prendere in considerazione alcuni fatti; tra gli altri:

1. la reale natura dell'effetto placebo è a tutti sconosciuta;
2. questo effetto non è stato mai spiegato in termini di interazioni tra molecole e pertanto, deve essere basato su interazioni di tipo "immateriale", se mai esistono; qualcosa di molto simile, in altri termini, alla "forza vitale" dell'omeopatia;
3. interazioni "immateriali" e, come tali, non misurabili, vengono comunemente scartate come non dimostrabili dalla medicina convenzionale. Tra l'altro, è proprio questo (la non misurabilità delle interazioni non materiali), uno dei maggiori soggetti dell'attuale disputa tra omeopatia e medicina convenzionale;
4. ciò non impedisce alla medicina convenzionale di guardare all'effetto placebo come a qualcosa di "reale", al punto che, le sperimentazioni cliniche controllate, vengono comunemente pianificate includendo un gruppo di pazienti di "controllo" da trattare con "pastiglie di zucchero". Dunque, l'effetto placebo, per quanto misterioso ed inspiegabile, rappresenta ancora una parte importante della medicina convenzionale. Sarebbe, allora, bene comprendere perché l'omeopatia non debba essere trattata nello stesso modo;
5. nonostante quanto riportato, non si può non considerare che l'effetto placebo è un effetto "curativo", ossia si riferisce ad individui "curati" con pastiglie di zucchero invece che di farmaco attivo. Dobbiamo, allora, considerare il placebo una sorta di effetto indesiderato del trattamento o non sarebbe, forse, più saggio e consigliabile cercare di comprenderne la vera natura per sfruttarlo, nella terapia, in modo da ridurre l'incidenza delle reazioni tossiche o fatali ai farmaci convenzionali (7)?

CURA IL MALATO, NON LA MALATTIA!" (S.F.HAHNEMANN)...E RISPETTALO PER QUANTO TI E' POSSIBILE

E' ben noto che, negli Stati Uniti, il National Institute of Health ha creato da molto tempo il National Center for Complimentary and Alternative Medicine (Centro Nazionale per la Medicina Complementare e Alternativa) o NCCAM, dedicato, tra l'altro: a) allo studio delle pratiche mediche complementari ed alternative nel contesto di un assoluto rigore scientifico, b) alla formazione di ricercatori nel settore della medicina complementare ed alternativa e c) alla divulgazione di informazione qualificata, sulla materia, al pubblico ed ai professionisti (8).

Sebbene questo possa non essere necessariamente un argomento in favore dell'omeopatia, potrebbe apparire quanto meno stravagante, al cittadino americano medio, che una parte delle tasse da lui versate, annualmente, venga usata per finanziare ricerche del NCCAM su placebo o altri inutili farmaci.

Per altro, è altrettanto noto come il numero delle persone che, attualmente, fanno ricorso all'omeopatia nel mondo, si aggiri intorno ai 500 milioni (9); cifra degna di una più approfondita riflessione, per una medicina che, secondo alcuni, non sarebbe più efficace di un placebo.

In generale, il dr. Shang (1) ed i suoi collaboratori, essendo giunti alla conclusione che l'omeopatia non è più efficace del placebo, non sembrano dare molto credito al fatto che migliaia di professionisti, centinaia di istituzioni e, come riportato, centinaia di milioni di persone al mondo, lavorano nel settore dell'omeopatia, credono nell'omeopatia, e ne fanno uso. Dovremmo forse considerarli tutti pazzi, idioti o visionari? Lascio volentieri il peso della risposta al dr. Shang ed ai suoi collaboratori.

E', in ogni caso, chiaro come, con questo nuovo articolo, la medicina convenzionale tenti, una volta di più, di confermare la sua presunta supremazia, non dimostrandola nei fatti, ma liquidando tutto il resto come falso e inutile.

Fin dagli albori della sua esistenza, l'omeopatia tratta gli individui, più che le malattie; pertanto, il rispetto dell'individuo è una delle pietre miliari di qualsiasi trattamento omeopatico. Apparentemente, lo stesso non si può dire della medicina convenzionale, che continua ad usare la sua arroganza congenita e la sua connaturata mancanza di rispetto per le opinioni e le credenze degli "altri". Non ci si deve, dunque, meravigliare se un numero sempre crescente di individui ricorre all'omeopatia come trattamento principale e se questo numero continua ad aumentare a dispetto delle violente campagne di denigrazione, ispirate e largamente finanziate dalle multinazionali dei farmaci.

LA SPERIMENTAZIONE CLINICA CONTROLLATA: IL VANGELO APOCRIFO DELLA MEDICINA CONVENZIONALE

La recente campagna di "The Lancet" contro l'omeopatia, è stata lanciata da esperti nella sperimentazione clinica controllata (CCT) ed è, quindi, basata sul mai provato assunto che questa metodologia di indagine clinica sui farmaci, sia affidabile, riproducibile, accurata ed infallibile. Tuttavia, le cose non stanno affatto così.

Nel 1991, il dr. Harris Coulter (10), nel suo libro: "The Controlled Clinical Trial: an analysis", afferma che:"...la CCT non può garantire la sicurezza e l'efficacia dei farmaci perchè I suoi fondamenti teorici non sono né realistici, né scientificamente corretti..." Questo punto di vista, è stato, di recente, confermato da studi che dimostrano come, nelle sperimentazioni cliniche controllate, non ci sia altra evidenza che l'interesse, più o meno mascherato, delle industrie farmaceutiche, di sfidare tutte le numerose e valide argomentazioni che dimostrano, in maniera inequivocabile, come la loro metodologia sia profondamente viziata (11). Di fatto, la metodologia della sperimentazione clinica controllata è essenzialmente basata sull'assunto, non realistico e anti-scientifico, che ogni data malattia mostri sempre le stesse caratteristiche anche in individui diversi e, come tale, possa essere trattata in un modo predeterminato ed uniforme.

Nel mondo reale, tuttavia, non esistono due individui che siano uguali. Il dr. Coulter, per questo motivo, conclude: "...le sperimentazioni cliniche controllate non possono mai dire, ad un medico, come un certo paziente reagirà ad un determinato farmaco in un dato momento...".

La rilevanza delle differenze individuali in un determinato trattamento è sottolineata dalla farmacogenetica, una branca relativamente nuova della medicina convenzionale che conferma come questo modo di vedere le cose non appartenga esclusivamente all'omeopatia (12, 13).

Tra l'altro, l'impossibilità di predire la risposta individuale ai farmaci, è confermata dai numerosissimi rapporti di decessi dovuti a reazioni avverse a farmaci, che hanno condotto giornali e riviste statunitensi ad affermare che: "...la FDA* approva farmaci letali, mentre ritarda le terapie salva vita..." e, importanti e prestigiose riviste scientifiche, a dichiarare che è ormai giunta l'ora di creare una "scatola nera" per le avvertenze e il ritiro dal commercio dei farmaci di uso comune (15).

Secondo il dr. Coulter, la sperimentazione clinica controllata, ha conquistato popolarità per ragioni essenzialmente politiche (16). Dati i costi, di simili sperimentazioni, esse possono essere usate dalle aziende farmaceutiche per limitare la concorrenza ed aumentare il prezzo dei medicinali. Ma gli interessi monopolistici non sono la sola frode "costituzionale" delle sperimentazioni cliniche controllate.

La frode, nello studio della sicurezza dei farmaci, è un evento che ha elevate probabilità di verificarsi poiché un singolo ricercatore può ricevere (qui il riferimento è all'anno 1991) un milione di dollari l'anno per un solo programma di sperimentazione.

Tra gli esempi più spaventosi di frode, negligenza, disonestà ed altre specie di comportamenti illegali, nelle sperimentazioni cliniche, l'autore cita la sperimentazione di un farmaco da impiegare nella prevenzione del rigetto di trapianto, sperimentazione che, su 650 pazienti trattati, aveva provocato 85 decessi, mai riferiti alla FDA.

Per altro, negli anni recenti, questa tendenza alla frode, nella sperimentazione clinica controllata, non è molto cambiata se, come riportato dalla rivista "Nature" (17) il procuratore generale dello stato di New York, ha denunciato la Glaxo-SmithKline (GSK*), con l'accusa di aver omesso di riportare i risultati negativi riferiti da quattro studi effettuati sulla sicurezza e l'efficacia del Paxil.

Frode nella ricerca clinica è stata anche denunciata da alcune prestigiose riviste scientifiche, quali il "British Medical Journal" (18), "Science" (19), il "Journal of Internal Medicine" (20) e lo stesso "The Lancet" (21).

Con un simile quadro in mente, il lettore può certo valutare in modo più oggettivo la rilevanza clinica e scientifica della metodologia della sperimentazione clinica controllata e, forse, comprendere meglio perché, "raccolte" di simili indagini, come quelle che normalmente si fanno nelle cosiddette meta analisi, possano solo condurre a conclusioni confuse, incerte e molto lontane dalla realtà.

L'OMEOPATIA E LE SPERIMENTAZIONI CLINICHE CONTROLLATE: COME STUDIARE LE GALASSIE CON IL MICROSCOPIO O LE CELLULE CON IL TELESCOPIO

E' noto che le industrie farmaceutiche guardano alle sperimentazioni cliniche controllate (CCT) come la "regola aurea" ("aurea" in questo caso, ha un valore simbolico molto appropriato), per lo studio dei farmaci anche se, come abbiamo visto, si tratta di procedure non realistiche e non scientifiche che, oltre tutto, sono spesso condizionate negativamente da interessi economici, disonestà, frode, negligenza e molti altri tipi di comportamenti illeciti. Ma cosa rende impossibile il confronto tra medicina convenzionale e omeopatia, quando il termine di confronto è rappresentato dalla sperimentazione clinica controllata? Un esempio pratico servirà bene a chiarire questo punto fondamentale.

Immaginiamo che una ditta produttrice di farmaci debba indagare sull'efficacia e la sicurezza di un nuovo antinfiammatorio non steroideo nella terapia della febbre. Secondo la metodologia della sperimentazione clinica controllata, dovremo semplicemente selezionare un gruppo di pazienti con febbre, assegnarli, tramite il processo della randomizzazione (**) al trattamento con farmaco attivo o a quello con placebo e infine valutare le differenze nella risposta. In questa ottica, ad una data malattia o ad un dato sintomo, si risponde con uno ed un solo trattamento.

L'omeopatia, al contrario, insegna che la febbre può dipendere da cause molto diverse e si può manifestare in modi diversi a seconda dell'individuo che ne viene colpito

Pertanto, l'omeopatia userà Aconitum nelle febbri ad inizio improvviso, Arsenicum Album per i bambini con febbre che manifestano ansia e agitazione, Belladonna per bambini con febbre che presentano brivido e volto e corpo arrossati e caldi, Bryonia nella febbre con grande sete, Chamomilla nella febbre associata alla dentizione, Ferrum Phosphoricum nella febbre moderata, Gelsemium nella febbre con dolori generalizzati e cute arrossata, Mercurius Solubilis nella febbre associata a respiro, feci e urine maleodoranti (22-25), continuando in una lista di decine o anche centinaia di rimedi, tutti con una indicazione estremamente specifica.

E' facile, a questo punto, comprendere come, limitare la prescrizione omeopatica ad un solo rimedio per una specifica indicazione, non possa che condurre alla negazione stessa dei principi ai quali la terapia omeopatica si ispira.

Ed è altrettanto chiaro come la metodologia della sperimentazione clinica controllata, così come è stata concepita, per lo studio dei farmaci, non possa affatto essere applicata ad una scienza eminentemente non speculativa, empirica e pragmatica quale, appunto, l'omeopatia.

ESISTE UN EFFETTO PLACEBO IN OMEOPATIA VETERINARIA?

Per quanto controversa, l'omeopatia ha guadagnato grande popolarità nella medicina veterinaria (26) e, come è stato recentemente documentato, la sua intrinseca efficacia è, a volte, così convincente, che anche l'evidenza più contraria (alla sua efficacia), largamente propugnata dalla veterinaria convenzionale, viene tranquillamente ignorata da chi ne fa un uso ruotinario (27).

Evidenze cliniche e di laboratorio, dimostrano che l'omeopatia è efficace oltre ogni ragionevole dubbio, come recentemente dimostrato, ad esempio, dagli studi clinici controllati volti ad indagare gli effetti immunomodulanti degli estratti acquosi di Calendula Officinalis (28) negli animali anche se, apparentemente, non esistono prove sufficientemente convincenti per i sostenitori della tesi del placebo.

Tuttavia, la presunta esistenza dell'effetto placebo negli animali, ha bisogno di qualche commento.

L'effetto placebo è considerato un fenomeno psicologico che può essere legato a diversi meccanismi, tra i quali, non ultimo, l'attesa di un beneficio clinico. Come recentemente dimostrato, la ricerca sull'effetto placebo, mette in luce l'instabilità della mente umana e la sua potenzialmente pericolosa tendenza ad essere manipolata, non solo in senso positivo (placebo), ma anche negativo ("nocebo"), a seconda dei tratti psicologici individuali e del contesto psico-sociale (29). Possiamo ragionevolmente ritenere che gli animali abbiano la capacità di ragionare sull'efficacia di un determinato trattamento? Può un animale essere consapevole del trattamento che gli viene somministrato? Può, un animale, essere scettico come un umano, riguardo ad un trattamento medico "alternativo"?

E' evidente che l'efficacia dell'omeopatia nel trattare, con successo, gli animali, esclude in maniera netta la possibilità che essa sia da attribuire all'effetto placebo (30).

ANCORA DUE PAROLE SULLA "VERITA?" IN MEDICINA

Nell'articolo intitolato: "Omeopatia: la crescita della verità" (3), il dottor Vandenbrouke ci ricorda che: "...la prova ultima dell'efficacia della medicina convenzionale, è rappresentata dai suoi progressi nel prevenire, alleviare e curare le malattie in modo sempre più efficiente...".

E' molto difficile, tuttavia, condividere tanto entusiasmo e tanta fiducia nella medicina convenzionale se guardiamo, ad esempio, al tributo annuale di vite umane pagato all'uso (o più spesso al cattivo uso) di farmaci tossici, approvati per l'impiego routinario nell'uomo, dopo sperimentazioni cliniche mal condotte o fraudolente. Le stime riportano un numero di decessi per anno pari a 108.000, per reazioni indesiderate a farmaci, solo negli Stati Uniti e solo nel 1996 (31), ma è chiaro che questa cifra sottostima di molto la realtà (32). Inoltre, poiché la ricerca medica mondiale è nelle mani delle aziende farmaceutiche, sembra abbastanza improbabile che esse possano efficacemente impegnarsi in campagne di prevenzione, quando il loro fatturato è strettamente dipendente dal perpetuarsi delle malattie nella specie umana (33). Infine, mentre è chiaro come la medicina convenzionale sia in grado di alleviare i sintomi, è altrettanto evidente come, nella maggior parte dei casi, essa non possa andare oltre questo. I trattamenti che si prolungano per una vita intera, con antidolorifici, antidepressivi, antiipertensivi, antidiabetici, antibiotici e chemioterapici, offerti al paziente dalla medicina convenzionale, non corrispondono certo al concetto di "potere curativo" delle medicine.

E ANCORA DUE PAROLE SULLA "FINE DELL'OMEOPATIA

L'anonimo autore dell'articolo: "La fine dell'omeopatia"(2), raccomanda: "...ora, i medici devono essere coraggiosi ed onesti riguardo alla mancanza di efficacia dell'omeopatia e, con se stessi, riguardo al fallimento della medicina moderna, nel rispondere alla necessità di cure personalizzate..."

Come mostrato in precedenza, il fallimento della medicina moderna, nel rispondere alla necessità di cure personalizzate, è fortemente dipendente dall'ignoranza, dall'arroganza e dalla mancanza di rispetto delle opinioni altrui, così tipico della medicina convenzionale e così ben illustrato e rappresentato nell'ultima pubblicazione di Lancet sull'omeopatia.

Per quanto riguarda, poi, il coraggio e l'onestà che i medici dovrebbero usare nel denunciare la solo presunta mancanza di benefici dell'omeopatia, vorrei ricordare al lettore che l'efficacia e la sicurezza dell'omeopatia, sono dimostrate, oltre ogni ragionevole dubbio, dal numero di pazienti che ad essa fanno ricorso e dagli ormai innumerevoli casi di cura, riportati, nel mondo, per oltre duecento anni, senza neanche l'ombra di effetti collaterali.

Lo stesso, ovviamente, non vale per la medicina convenzionale e questa è la ragione per cui mi sento di raccomandare più coraggio ed onestà a tutti quei colleghi che:

a. con le sponsorizzazioni delle case farmaceutiche e causa di esse, tengono nascosta al pubblico, anno dopo anno, l'ecatombe di morti, reazioni avverse a farmaci e disastri similari, riferendo e riportando soltanto i risultati positivi delle loro sperimentazioni cliniche controllate;
b. impiegando il metodo della sperimentazione clinica controllata, contribuiscono all'approvazione, da parte della FDA, di farmaci come il Rezulin, il Lotronex, il Propulsid, il Redux, il Pondimin, il Duract, il Seldane, l' Hismanal, Posicor, Raxar (34), solo per menzionare alcuni esempi, che sono stati ritirati dal commercio a partire dal 1997, a causa dei loro effetti tossici e potenzialmente letali;
c. ciononostante, continuano ad ignorare (o fingono di ignorare), che le reazioni avverse a farmaci del commercio occupano tra il quarto e il sesto posto nella graduatoria delle maggiori cause di morte negli Stati Uniti (35) e che il numero reale di decessi per queste cause è largamente sottostimato (32), dimostrando in tal modo che la reale entità del sacrificio di vite umane richiesto dal "business" delle aziende farmaceutiche, deve rimanere nascosto al pubblico.

CONCLUSIONE: "CUI PRODEST" (CHI HA PAURA DELL'OMEOPATIA?)

Ogni medico dotato di sufficiente apertura mentale, dovrebbe riservare ottima accoglienza a qualsiasi trattamento che, come l'omeopatia, si mostri efficace e sia totalmente privo di tossicità. Lo stesso dovrebbe valere per i pazienti che, con l'omeopatia (e le altre medicine "non convenzionali"), possono finalmente soddisfare la loro necessità di farmaci meno tossici, trattamenti individualizzati e un rapporto più umano con i loro medici curanti. Ma cosa si può dire delle ditte farmaceutiche?

La crescente popolarità dell'omeopatia e della medicina complementare, rappresenta una grave sfida ed una ancor più grave minaccia ai loro affari multimiliardari. Non c'è da meravigliarsi, dunque, del fatto che esse investano considerevoli quantità di denaro in campagne denigratorie contro l'omeopatia, anche se con risultati discutibili.

Detto questo, credo che nessuna persona onesta e coraggiosa, che sia medico, scienziato o ricercatore, debba continuare a sostenere l'industria farmaceutica e il suo "business", almeno fino a quando non divenga a tutti chiaro che la medicina è una e che il suo solo, ultimo e più alto scopo è la cura del malato.

6 *FDA= Food and Drug Administration Organo preposto alla vigilanza sull'immissione in commercio di prodotti destinati al mercato sanitario

**Randomizzazione = procedura attraverso la quale, nell'ambito della sperimentazione clinica controllata, i pazienti selezionati vengono assegnati al trattamento con farmaco attivo o, in alternativa, al "controllo" (sia esso placebo o altro farmaco attivo). Perché tale assegnazione sia realmente casuale ("random" = casuale), apposite sequenze di numeri "random" vengono predeterminate per poi scegliere un sistema di assegnazione dei pazienti ad uno dei trattamenti in studio.

Domenico Mastrangelo 
(Dipartimento di Scienze Oftalmologiche - Università degli Studi di Siena) 
[Domenico Mastrangelo, Cosimo Lorè. The growth of a lie and the end of «conventional». Medicine. Med Sci Monit, 2005; 11(12): SR27-31]


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