La medicina omeopatica classica applicata ai nuovi animali da compagnia

Pubblicato il 29/09/2021

Categorie: Omeopatia per Animali

Autori: Gustavo Picci

Fonte: Il Medico Omeopata - Rivista

La medicina omeopatica classica applicata ai nuovi animali da compagnia

L’omeopatia unicista veterinaria dimostra, anche nella cura dei nuovi animali da compagnia comunemente identificati come esotici, la sua indubbia capacità terapeutica. La somministrazione del rimedio omeopatico è un valido aiuto nel trattamento di malattie, sia acute che croniche, in animali contraddistinti da una polimorfa e variegata sintomatologia.

Materiali e Metodi

L’articolo descrive tre casi clinici che sono stati risolti applicando la metodologia omeopatica classica, sulla base di sintomi chiari e ben definiti. I casi trattati riguardano l’infezione causata da Macrorhabdus ornitogaster in un pappagallo inseparabile (Agapornis Roseicollis); una sindrome neurologica in un canarino sostenuta da Staphylococcus aureus, in ultimo un caso clinico di malattia osseo metabolica in una iguana affetta da deviazione mandibolare e da ascesso mascellare. In questi animali spesso non è possibile prescrivere il rimedio sulla base dei sintomi mentali, di conseguenza solo un’attenta valutazione clinica del paziente consente di scegliere il rimedio da utilizzare. Prima di procedere con la repertorizzazione del caso è stata data importanza alla diagnosi clinica, utilizzando metodiche diagnostiche come analisi del sangue, esami istologici e citologici. In questo modo è stato possibile monitorare l’evoluzione clinica e dimostrare la guarigione dei pazienti trattati.

Casi Clinici

CASO N. 1

Lillo è un pappagallo inseparabile (Agapornis roseicollis) di circa due anni. I proprietari riferiscono che Lillo appare abbattuto, non gioca e dorme durante il giorno. Ha più appetito del solito ed è sempre vicino alla mangiatoia in cerca di cibo, tuttavia ha difficoltà a deglutire gli alimenti. Le feci restano attaccate alle piume della regione cloacale e spesso la defecazione avviene con difficoltà. Lillo è emaciato, si lascia prendere con facilità e si muove con lentezza da un posatoio all’altro. Alla visita clinica si evidenzia dimagramento cronico, i muscoli pettorali sono ipotrofici e il torace ha il tipico aspetto a “lama di coltello”. La regione cloacale è sporca di feci. Per completare la valutazione clinica del paziente si procede effettuando un esame fecale per flottazione che dà esito negativo e un esame citologico con colorazione di Gram da tampone del gozzo e da tampone fecale. La diagnosi è di infezione da Macrorhabdus ornitogaster. Questo microrganismo è un lievito appartenente alla famiglia degli ascomiceti che si localizza nello stomaco dei volatili ed è facile isolarlo in molti uccelli da gabbia e da voliera. Molte infezioni decorrono in modo asintomatico, ma nelle forme più gravi l’infezione ha un tasso di morbilità e mortalità particolarmente elevato. Il lievito causa ispessimento della mucosa gastrica, ulcerazione dello stomaco ghiandolare e feci mucose. Dopo aver raccolto i dati anamnestici e osservato il paziente si procede con la repertorizzazione omeopatica.

Si considerano i seguenti sintomi:

  • apatia, (torpore)
  • feci dure durante la defecazione
  • difficoltà ad espellere le feci, stitichezza
  • feci mucose
  • appetito vorace che aumenta mangiando

Il rimedio scelto con questa repertorizzazione è stato Lycopodium Clavatum. Gli altri rimedi presi in considerazione sono stati: Calcarea Carbonica e Natrum Muriaticum. I proprietari hanno riferito che Lillo peggiora nel pomeriggio (Lycopodium) aggrava tra le ore 16,00 e le 20,00). Tipico del rimedio il sintomo appetito che aumenta mangiando.

TERAPIA E FOLLOW UP

La terapia è iniziata con la somministrazione di una goccia di Lycopodium Clavatum 1LM diluita in 0.5 ml di acqua minerale. Dopo quindici giorni il numero delle gocce è stato aumentato a due, la terapia è stata sospesa dopo altri venticinque giorni, arrivando a somministrare tre gocce del rimedio. Dopo quattro giorni dall’inizio della terapia Lillo sembrava più attivo, si muoveva con più disinvoltura sia all’interno che all’esterno della gabbia, era meno vorace. Successivamente è migliorata la defecazione e la cloaca non si è più sporcata di feci. La terapia è stata sospesa da circa due anni, Lillo è in perfette condizioni di salute e gli esami citologici da tampone del gozzo e da tampone fecale hanno dato più volte esito negativo per la ricerca di Macrorhabdus ornitogaster.

CASO N. 2

Arthur è un canarino di razza Border di sette mesi. Il canarino presenta sintomatologia neurologica acuta con difficoltà a salire sul posatoio, barcollamento e rigidità del collo. Arthur ha manifestato questa sintomatologia durante le prime ore della giornata, la sera precedente la condizione clinica era nella norma. Non riesce a muoversi con disinvoltura e i movimenti sono lenti. E’ spaventato, se si sente minacciato inizia ad avere dei movimenti irregolari con spasmi muscolari. Nell’allevamento questa sintomatologia si era evidenziata in un altro canarino da cui sono stati effettuati degli esami istologici. La patologia è sostenuta da un’infezione sistemica causata da Staphilococcus aureus. L’infezione negli uccelli può avere sia una manifestazione cronica che acuta setticemica, localizzandosi in diversi distretti corporei. In questo caso i sintomi si sono manifestati in modo improvviso e l’organo bersaglio è stato il sistema nervoso centrale. Per la scelta del rimedio sono stati scelti i seguenti sintomi:

  • Peggioramento al mattino
  • Lentezza nei movimenti.
  • Rigidità del collo, del rachide cervicale e lombare
  • Paralisi arti posteriori con perdita di feci

Il rimedio scelto è stato Alumina, gli altri rimedi in diagnosi differenziale sono stati Causticum, Agaricus, Conium, Gelsemium, Plumbum e Zincum. Tipico di Alumina sono la rigidità sia del tratto cervicale che lombare, l’andatura barcollante, l’incoordinazione, l’atassia e il peggioramento al mattino, in particolare durante le prime ore.

TERAPIA E FOLLOW UP

Arthur è stato trattato con Alumina 1LM, una goccia del rimedio è stata diluita in 0,5 ml di acqua minerale, la succussione del flacone è stata effettuata prima di ogni ripetizione della dose. Nei primi quindici giorni di terapia la somministrazione è stata di una goccia due volte al giorno, successivamente il numero delle gocce è stato aumentato a due, la terapia è stata sospesa dopo altri quindici giorni a questo dosaggio. La guarigione clinica di Arthur è stata completa. Il canarino si è riprodotto dopo sei mesi, ha aiutato la canarina nella costruzione del nido e i piccoli sono stati accuditi e svezzati dai genitori senza difficoltà.

Dopo due anni si sono presentati dei sintomi neurologici in altri canarini dell’allevamento non riconducibili alla repertorizzazione di Alumina e sono stati utilizzati altri rimedi, come Agaricus muscarius e Zincum metallicum. Nel caso di Arthur il rimedio non è stato ripetuto e le sue condizioni di salute sono buone.

CASO N. 3

Renata è un’ iguana femmina di tre anni, la cui dieta è principalmente a base di lattuga, alimento povero di calcio e ricco di fosforo. Il terrario è costruito in modo corretto, sia le condizioni di umidità e di temperatura sono nella norma. Renata presenta rachitismo, elevata demineralizzazione calcica, affezioni gottose, esostosi e calcificazioni periarticolari con deformità della colonna vertebrale ed incapacità di movimento. Ha scarsa capacità a termoregolare infatti preferisce il calore diretto della lampada riscaldante. La testa è deforme e la mandibola sembra essere di gomma, l’addome è flaccido. Presenta atrofia muscolare sia degli arti anteriori che degli arti posteriori, atrofia dei muscoli paravertebrali che accentuano la deviazione della colonna con tremore e spasmi muscolari. Inoltre, il rallentamento della funzionalità linfatica favorisce la presenza di uno stato catarrale cronico con principale localizzazione nasale e orale. Per confermare il sospetto di malattia osseo metabolica si effettua un profilo emato-biochimico completo che evidenzia alterazione nel rapporto calcio/fosforo. La malattia osseo metabolica (MOM), definita anche osteodistrofia fibrosa o iperparatiroidismo secondario nutrizionale, è tra le più comuni malattie che colpiscono i rettili, ed è determinata da una serie di patologie che interessano l’integrità e la funzionalità del tessuto osseo.

Il rimedio è stato scelto valorizzando i seguenti sintomi:

  • mandibola gonfia
  • difficoltà di masticazione
  • deviazione della colonna vertebrale e delle ossa lunghe
  • sviluppo lento
  • sensibilità al freddo

Calcarea Carbonica è il rimedio che copre la totalità di questi sintomi. Gli altri rimedi considerati sono stati: Silicea e Baryta Carbonica per la sensibilità al freddo e lo sviluppo lento. Nel Guiding Symptoms il dr. Hering descrive in questo modo Calcarea Carbonica: “Sviluppo tardivo del tessuto osseo con ipertrofia linfatica, piegatura delle ossa specialmente la spina dorsale e delle ossa lunghe. Arti deformati e curvi, rammollimento delle ossa e delle articolazioni, ingrossate più del normale”.

TERAPIA E FOLLOW UP

Calcarea Carbonica è stato somministrato nella preparazione 200K gocce. La terapia è iniziata con la somministrazione di una goccia diluita in 0.5 ml di acqua minerale due volte al giorno per dieci giorni, la succussione del flacone è stata effettuata prima di ogni somministrazione. Successivamente il farmaco è stato somministrato una volta alla settimana, per tre mesi. Renata, riprende a mangiare in tempi brevi, non cerca il calore diretto della lampada ed è più attiva. Nei mesi successivi si riduce il gonfiore articolare e periarticolare, aumenta la massa muscolare sia a carico degli arti che della colonna vertebrale, la mandibola è robusta permettendo al rettile di alimentarsi autonomamente.

Lo scolo nasale e del cavo orale si riducono nei primi due mesi di terapia fino a scomparire. Renata è in buone condizioni di salute, dopo tre mesi dall’inizio della terapia con Calcarea Carbonica, riesce a muoversi e a camminare anche se la deviazione della colonna è permanente, il profilo ematobiochimico è nella norma. In cinque anni il rimedio non è stato più ripetuto e non ci sono stati peggioramenti del suo stato di salute.

Conclusioni

I casi clinici, tutti con un follow-up significativo per la specie, dimostrano che con la metodologia unicista la risposta terapeutica è possibile, efficace e risolutiva. Sono stati riportati degli elementi di prova sull’efficacia della medicina omeopatica in questi animali perché sia il lungo follow up che le indagini diagnostiche effettuate dimostrano che la guarigione clinica dei pazienti è stata completa e duratura nel tempo. E’ interessante osservare come animali appartenenti a classi diverse, quali rettili e uccelli, rispondano con la stessa intensità e profondità alla terapia omeopatica.

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