L'Omeopatia può ridarti la Vita che i farmaci (spesso) ti tolgono?

Pubblicato il 01/07/2009

Categorie: Casi Clinici

Autori: Davide Visioli

L'Omeopatia può ridarti la Vita che i farmaci (spesso) ti tolgono?

Dove sta andando la medicina? Personalmente credo che stia correndo direttamente verso l'implosione, sia da un punto di vista organizzativo, sia da quello diagnostico terapeutico. Porto un esempio, uno tra i tanti, banale come può essere tragicamente banale una vita senza coscienza. Una persona viene da me a visita, ha circa 68 anni. E' una donna piuttosto in sovrappeso, dalla muscolatura flaccida. E' tutta sudata, appare molto affaticata e, ciò che è preoccupante, sembra alquanto svanita. Le chiedo di che cosa soffra e mi presenta un foglio di carta sulle quali una delle figlie (non presente all'atto della visita) ha scritto i farmaci che assume.

Riporto, non per amore del dettaglio, ma per descrivere la follia in cui siamo precipitati, tutti i farmaci assunti dalla signora. Un anti diabetico orale, la metformina, più due formulazioni di insulina da iniettare, cardioaspirina, tre tipi di anti ipertensivi, un sartanico, un ace inibitore ed un diuretico, un farmaco anticolesterolo, anti infiammatori in formulazioni variabili, da fiale intramuscolo, capsule, a cerotto; ossicodone per i dolori, l'immancabile farmaco per l'osteoporosi, l'acido alendronico, un'antivertiginoso e dulcis in fundo, l'assurdità che è maturata negli ultimi anni: la cosiddetta protezione dello stomaco a base di omeprazolo che viene prescritta a man bassa a moltissimi pazienti per impedire una sana reazione del sistema digerente ad aggressioni plurime. Per inciso, la paziente veniva a visitarsi per un dolore al ginocchio già infiltrato ripetutamente con un cortisonico dall'ortopedico.

A tutto ciò bisogna aggiungere il vaccino annuale per l'influenza e i vari presidi (antibiotici e antifebbrili), assunti a man bassa per ripetuti episodi di bronchite nei mesi invernali. Credo che chiunque conosca persone afflitte da simili flagelli. Persone oramai cronicizzate, che assumono farmaci per tutto l'arco della giornata, il cui orizzonte di vita si è ristretto al punto che l'assunzione costante di medicine è l'unica attività di rilievo durante la giornata. Sono ovviamente persone incurabili, anche dal punto di vista omeopatico, ma non lo sono tanto perché la medicina omeopatica non possa fare niente per loro, anzi! Lo sono soprattutto perché è stata loro tolta la capacità di decidere, siccome hanno delegato in parte o completamente la cura di sé ad altri. Ciò che colpiva di questa signora, che è comune a numerosissimi pazienti è l'assoluta assenza di consapevolezza del processo di cui pure ella era parte in causa, anzi il terminale finale. E' oramai evidente che la medicina si sta volgendo verso la cronicizzazione coatta del paziente. Più il paziente è cronicizzato più dovrà assumere medicine a vita, farmaci che presumibilmente aumenteranno di numero e di dose ponderale nel corso degli anni.

Si potrebbe intitolare questo fenomeno "il prezzo della vita". A che prezzo devo rinunciare alla mia vita, alla mia salute, alla mia consapevolezza, per curare le mie malattie? Ammesso che le malattie esistano così come ce le hanno insegnate. Come si fa a non comprendere che il corpo umano è unico ed indivisibile e non può essere fatto a pezzi, smembrato e sezionato? Non siamo uno stomaco, un'articolazione, un cuore, ma siamo una combinazione armonica di tutto questo e sappiamo quanto il danneggiare una parte può essere fatale per l'equilibrio dell'intero organismo.

Ma torniamo alla nostra paziente: si potrebbe pensare da un punto di vista strettamente omeopatico che si sarebbe potuta giovare di Nux vomica, o anche di Thuya, per l'imponente processo di sicotizzazione messo in evidenza viepiù dalla confusione mostrata dalla signora; tuttavia la cosa più grave in questi casi e mi ripeto, non è tanto la difficoltà a trovare il rimedio omeopatico idoneo, quanto piuttosto a far capire alle persone che le patologie da cui sono affetti non sono entità assolute e statiche, ma rappresentano il frutto di un dinamismo vitale che trova la sua radice nella successione degli eventi di Vita di ciascuno di noi. E questo lo devono capire i pazienti, i loro parenti, spesso troppo ansiosi di "curarli", i medici di famiglia spesso solo trascrittori di note, i farmacisti.

Io credo che la cosa più aberrante che si sta compiendo in questi anni da parte della medicina allopatica, sia l'ipostatizzazione della patologia. Ogni malattia, ogni disturbo, che in definitiva è pur sempre un processo vitale, viene reificato, viene cioè reso una realtà concreta, statica immobile come se fosse vero. E questo viene fatto ovviamente in nome dell'unica divinità dei nostri giorni che è la scienza. Finché non si capirà che noi, pur potendo disporre agevolmente dei benefici apportati dal progresso tecnologico, dobbiamo altresì stare attenti a non diventarne acriticamente delle vittime, ci sarà sempre questo rischio di essere sottoposti, in nome della scienza, ad ogni genere di torture.

C'è un aforisma che recita che per ogni problema complesso esiste una soluzione semplice che tuttavia non è quella giusta; pertanto voglio dire subito che la soluzione a questo caos personalmente non la possiedo. La medicina omeopatica è la soluzione per molte sofferenze dell'essere umano, che certamente è suscettibile di quel fenomeno chiamato morte, ma non è detto che debba morire malato e rimpinzato di farmaci in nome di cure tutte da verificare, negli effetti e nella modalità della loro somministrazione. Tuttavia la medicina omeopatica non può fornire una soluzione alla follia consumistica in ambito farmacologico; nulla può rispetto alle insinuanti strategie di marketing, al potere del denaro, al bisogno di avere tutto e subito, alla necessità di considerare la salute come una merce od un prodotto che si vende.

C'è bisogno di un uomo nuovo, o meglio, c'è bisogno di un rinnovato interesse per l'uomo nella sua più vitale ed autentica espressione che è la libertà. Speriamo che il rinnovato interesse per l'ecologia non si fermi a sterili campanilismi politici e diventi un reale amore per la natura e si sviluppi l'immagine di un umanità più pacifica e tollerante. A cominciare dal linguaggio in medicina, ormai sempre più infarcito di termini quali: bombardare, eradicare, distruggere, demolire, abbattere ecc. Ci deve essere un modo di essere autenticamente umani senza ricorrere necessariamente alla guerra o all'apparentemente consolante assunzione coatta di farmaci.

L'Omeopatia unicista ci mostra una strada possibile, sta a noi percorrerla, consci delle difficoltà e delle asperità del terreno, ma anche rivitalizzati nel sentire che è una strada propriamente umana, ma questo ovviamente riguarda tutti, non pochi fortunati, affinché nell'apparente banalità di una visita ambulatoriale non si debba essere impotenti spettatori dei disastri provocati dalla cosiddetta medicina scientifica.

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