L'Organon, passato e futuro di una metodica terapeutica

Pubblicato il 29/11/2010

Categorie: Metodologia Omeopatica

Autori: Mario Buttignol

Fonte: Il Granulo

L'Organon, passato e futuro di una metodica terapeutica

L'Organon dell'Arte di Guarire è strumento fondamentale per l'Omeopata

Organon, dal greco òpyavov, significa "strumento, arnese", che riconnette al verbo èrgo, "io lavoro". Con questo titolo fu indicato dai commentatori greci l'insieme delle opere logiche di Aristotele e, inoltre, come titolo compare solo in altre tre opere: Novum Organum (1620) del filosofo inglese Francesco Bacone; Neues Organon (1764) del filosofo tedesco Johann Heinrich Lambert; infine, Organon der Heilkunst, ovvero Organon dell'Arte di Guarire, del medico tedesco Samuel Hahnemann (1755-1843). Il fatto che ci interessa in questa sede è il titolo di questo ultimo. Il volume fu pubblicato dal medico sassone per la prima volta nel 1810, cui seguirono ben altre cinque edizioni: quattro negli anni 1819, 1824, 1829 e 1833; l'ultima, la sesta, fu terminata nel 1842, ma uscì postuma a Lipsia nel 1921.

L'Organon dell'Arte di Guarire è strumento fondamentale per l'Omeopata, vale a dire "quel medico — come afferma esplicitamente il Fondatore dell'Omeopatia, in una lettera storica del 1835 inviata al Congresso Omeopatico di Parigi — che pratica l'Omeopatia pura, la cui prescrizione è assolutamente esente da miscugli." In esso, la clinica terapeutica hahnemanniana, esposta chiara e articolata, è rispettosa dell'aforisma del medico di Cos, Ippocrate (460-377 a.C.): primum non nocere. Si legge infatti nei primi due paragrafi di grande bellezza e saggezza dell'Organon: (§ 1) Scopo principale ed unico del medico è rendere sani i malati ossia, come si dice di guarirli. (§ 2) La guarigione ideale è la restaurazione rapida, dolce, duratura della salute ossia la rimozione del male nella sua totalità nel modo più rapido, più sicuro ed innocuo, e per ragioni evidenti.

Si può forse intravedere in questi importanti e fondamentali passi l'impianto e la contrapposizione tra la Medicina Biologica, olistica, che è rispettosa della reattività individuale, e la Medicina Ufficiale, dove i pazienti con diagnosi identica sono trattati allo stesso modo. L'Organon dell'Arte di Guarire rappresenta, per così dire, chiave e forma base della riflessione filosofica dell'uomo malato, e diventa perciò portale per il medico Omeopata trasportato in quella realtà, per realizzare la vera guarigione. Pertanto, ancor oggi, il testo dopo duecento anni dalla prima pubblicazione si rifà a quelle origini e, il suo corretto uso ha sempre, in qualche modo, migliorato o guarito l'uomo malato: questa è la sua antica e futura funzione, far scaturire dalla mancanza ciò di cui abbiamo bisogno.

La malattia per l'Omeopata hahnemanniano, che è ministrum naturae, non è la classificazione sistematica (come per esempio polmonite, influenza, disturbi del comportamento etc.), bensì reattività della persona che soffre di polmonite, influenza o altro. In particolare, la malattia, è la risposta individuale alla noxa, che è un termine per indicare un agente che nuoce all'organismo introdottosi dall'esterno o endogeno, immanente al soggetto. Di fatto, la linea logica dei 291 paragrafi dell'Opera è chiara: distinguere la capacità reattiva della persona malata, cioè il suo modo di reagire alle situazioni contingenti. E per far questo è sufficiente che il medico segua le indicazioni dettagliate del suo contenuto.

Ma c'è di più. Il medico Omeopata, sottolinea Hahnemann, deve possedere uno strumento che è dato dal corpus della Materia Medica Omeopatica, testi sempre aggiornati, a premessa epistemologia, comprovanti la reattività della persona sana sottoposta alla prova di una sostanza introdotta per via sperimentale.

Grazie al possesso del filo rosso che unifica le due grandi opere della riflessione hahnemanniana, Organon e Materia Medica, al medico viene aperto uno spazio inedito e accessibile per la vera guarigione della persona malata. Ciò che è in gioco qui non è tanto la capacità di guarire una malattia (in tanti lo fanno con vari metodi) ma il passaggio fondamentale dal vivere al vivere bene. Detto in altre parole, la metodologia descritta dal Dott. Hahnemann — che sorprende tuttavia per gli argomenti, cioè la condizione e l'essenza dell'uomo tratte dall'esperienza storica di ognuno, dove tutto "si tiene", dove tutto è "correlato" — rappresenta l'elemento necessario al raggiungimento dello scopo: la realizzazione della persona. Quando l'uomo è libero dalla malattia percepisce i più alti valori della sua esistenza che garantiscono la realizzazione di un proprio fine.

In sostanza, l'Omeopata lavora con la sua cassetta degli attrezzi che contiene: legge dei simili, rimedio unico, sperimentazione sull'uomo sano, dose infinitesimale e individualizzazione, strumenti descritti ampiamente e dettagliatamente nei capitoli dell'Organon.

Tale schema generico non dà esattamente l'idea della ricchezza e della verità contenuta nel testo, certo è che l'Organon dell'Arte di Guarire, con l'affascinante audacia del suo contenuto innovativo, ha prodotto una componente di disturbo, una specie di rumore di fondo nella realtà storica della Medicina che, ancor oggi, si affanna in polemiche propagandistiche a livello giornalistico e massmediale. Ci piace pensare che, come afferma Seneca nel De Ira, Veritatem dies aperit, il tempo rivela la verità: 200 anni di storia incancellabile di Omeopatia sono una bella verità!

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