Le leguminose in Omeopatia. Clinica e Materia Medica (Recensione)

Pubblicato il 17/08/2021

Categorie: Estratti Libri - Recensioni

Autori: Nunzio Chiaramida

Fonte: Il Medico Omeopata - Rivista

Le leguminose in Omeopatia. Clinica e Materia Medica (Recensione)

Il progresso delle conoscenze omeopatiche si basa anche sulla capacità di aumentare il ventaglio delle possibilità prescrittive attraverso l’approfondimento delle conoscenze dei rimedi omeopatici che appartengono a famiglie poco note dal punto di vista omeopatico, nonostante la loro estrema diffusione in natura. Le leguminose appartengono ad una famiglia botanica estremamente varia e presente in tutto il pianeta con oltre 12.000 specie. Fanno parte della alimentazione quotidiana dell’uomo da tempi molto antichi. Nonostante ciò sono state molto poco studiate da un punto di vista omeopatico e su di esse c’è molto poco sulle materie mediche ad eccezione di pochi rimedi ben noti dalla tradizione dei primi sperimentatori, a cominciare da Hahnemann stesso che introdusse Copaiva sin dal suo Fragmenta de Viribus. Per questo appare molto interessante il testo di Giacomo Merialdo che va a colmare una carenza di informazioni su tale argomento con molte indicazioni sul possibile utilizzo nella pratica clinica dei rimedi attualmente presenti nella farmacopea omeopatica internazionale.

Ovviamente ciò dovrebbe suscitare la spinta per effettuare nuove sperimentazioni di questi rimedi, che nella maggior parte dei casi sono poco o per nulla sperimentati sull’uomo sano, come la ortodossia omeopatica prevederebbe. Tuttavia, data la difficoltà di mettere in pratica queste sperimentazioni, il testo di Merialdo costituisce un'ottima base per avere delle indicazioni basate sulla sua lunga esperienza e pratica clinica.

L’approccio omeopatico che segue l’Autore è mettere in evidenza in primo luogo i temi omeopatici caratteristici della famiglia oltre che dei singoli rimedi. Per ogni rimedio, oltre ad una introduzione che riguarda la botanica, l’utilizzo nella medicina antica e notizie dai miti e dalla leggende, è presente uno studio omeopatico che evidenzia, i temi con i sintomi mentali caratteristici, le eventuali sperimentazioni e il tropismo fisico del rimedio, concludendo con un caso clinico paradigmatico (due nel caso di Melilotus, per mettere maggiormente in risalto la sua ambivalenza). Il dottor Merialdo, socio fondatore della FIAMO ed omeopata di lunga data, condirettore della scuola di Omeopatia Dulcamara-Kaos e fondatore della scuola di Omeopatia Classica Kaos, si è particolarmente impegnato nel trovare dei casi clinici che potessero esprimere meglio le sue considerazioni sui temi di tali rimedi ed è dunque un pregio dell’opera questo suo approfondimento su un tema in cui esiste molto poco in ambito strettamente omeopatico.

Nella parte introduttiva le leguminose sono approfondite dal punto di vista botanico, tossicologico e nel loro utilizzo anche in antichissime forme di medicina oltre che in medicina popolare e tradizionale. Nella parte tossicologica è interessante notare la presenza, in alcune specie, di alcaloidi che sono molto simili a quelli di altri rimedi appartenenti ad altre famiglie e ad altri regni potendo dare indicazioni utili per il loro utilizzo clinico. Ad esempio la citisina, alcaloide del maggiociondolo (Cytisus Laburnum) ha azione psicoattiva che veniva sfruttata per una azione divinatoria nella cerimonia della Red Bean Dance ingerendo i fagioli rossi della Sephora Secundiflora che contengono la stessa sostanza, e che poi nel tempo vennero sostituiti con il cactus LophophoraWilliamsi, meglio conosciuto come peyotl.

Nella seconda parte in cui si affronta lo studio omeopatico delle Leguminose sono messi in evidenza i principali temi riguardanti la famiglia, come anche il tropismo di azione con i sintomi locali che più frequentemente si evidenziano nella materia medica e nelle sperimentazioni. Nei temi della famiglia, accanto alla repressione e al contenimento, vi è inclusa la sensazione di deframmentazione e di spaccarsi in pezzi, con una successiva tendenza ad una anestesia emozionale ed alla trasformazione.

casi clinici della parte descrittiva dei singoli rimedi sono analizzati dettagliatamente per mettere in risalto le caratteristiche dei pazienti che necessitano di tali rimedi con le repertorizzazioni che hanno portato alla scelta del rimedio; segue il follow up che conferma l’effetto del rimedio stesso nel tempo. In alcuni casi si evidenzia come la risposta si sia verificata dopo che erano stati utilizzati altri rimedi con scarsi o parziali risultati. Il testo permette di poter utilizzare con maggiore sicurezza i rimedi che derivano da vegetali con cui c’è stato un lungo uso popolare come la cicerchia (Lathyrus Sativus) e che in alcune popolazioni, ad esempio in Toscana, era così diffusa da dare luogo al latirismo, con sintomi caratteristici di intossicazione, e con possibile sensibilizzazione nel tempo delle popolazioni esposte.

Anche il fagiolo (Phaseolus nanus come rimedio), che è sempre stato alla base dell’alimentazione contadina, presenta utili indicazioni cliniche evidenziate nel caso clinico relativo. In questo caso si rilevano miglioramenti oggettivi delle analisi cliniche e si evidenziano sintomi e caratteristiche che fanno pensare al ruolo potenzialmente molto più ampio che potrebbe avere nei disturbi del metabolismo e dell’apparato gastrointestinale. Altri rimedi omeopatici già noti che appartengono a questa famiglia quali Baptisia Tinctoria, Melilotus officinalis e Trifolium Pratense sono studiati in maniera ampia e dettagliata per evidenziarne le caratteristiche peculiari e quelle che li avvicinano al resto della famiglia.

Alla fine del libro sono riportate le principali diagnosi differenziali con altre famiglie o gruppi di rimedi omeopatici come i Lac, i Nitricum, i serpenti, le cucurbitacee, gli Zincum, le euphorbiacee, le caprifoliacee ed i funghi. Il progresso delle conoscenze omeopatiche deriva anche da uno studio approfondito e dalla pratica clinica che consenta di ampliare le possibilità prescrittive di famiglie di rimedi con cui abbiamo un contatto giornaliero per la loro vasta presenza nell’ambiente, ma che non sono state sperimentate in maniera adeguata in ambito omeopatico. Il testo di Merialdo è uno spunto interessante in questa direzione.

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