L’Omeopatia tra materia, energia e risultati mira sempre alla causa!

Pubblicato il 06/06/2016

Categorie: Metodologia Omeopatica

Autori: Andrea Brancalion

Fonte: Consulpets.it

L’Omeopatia tra materia, energia e risultati mira sempre alla causa!

Il bersaglio dell’Omeopatia è la Forza Vitale, quell’energia che la scienza ancora non ha definito

Il fondatore dell'Omeopatia, Samuel Hahnemann, oltre 200 anni fa scriveva che l'origine delle malattie era dovuto ad una disritmia, uno squilibrio, della dynamis, cioè del principio vitale che organizza e mantiene tutte le funzioni del corpo dell'essere vivente. Ora, se le funzioni del corpo esistono e, vivaddio, anche la medicina ortodossa concorda su questo distinguendole in fisiologiche (corrette) e patologiche, dovremmo tutti essere d'accordo sul fatto che nessun lavoro del corpo (le funzioni sono un lavoro) può avvenire senza un'energia che le sostenga; lo dicono le basilari leggi della fisica!

Quindi la vera domanda è: com'è possibile che ancora non si debba tener conto di questa fondamentale presenza nel nostro organismo e nell'organismo degli animali? Sono certezze che il cuore batte per far circolare il sangue, che il tubo digerente si muove (peristalsi) per far progredire il bolo alimentare, che i muscoli si contraggono per farci muovere, etc.. Come possiamo ignorare o disconoscere l'energia che promuove tutti queste attività? Come possiamo ignorare nella cura delle malattie il fattore predominante della vita?

Abbiamo molti esempi, purtroppo, di come si possa vivere a volte senza l'uso di un organo, degli arti, degli occhi o comunque in uno stato di disabilità, ma certamente la vita non sarebbe possibile senza quel quid immateriale che anima (verbo per nulla casuale) il corpo e lo rende abile alle sue funzioni. Nel Tao Té Ching, la famosa opera di Lao–Tse (VI° secolo a.C.), al cap.11 troviamo: "Modelliamo un vaso da una massa d'argilla; è lo spazio vuoto nel vaso che lo rende utile. Costruiamo porte e finestre per una stanza; ma sono questi spazi vuoti che la rendono abitabile. Così mentre ciò che è materiale dà dei vantaggi, esso ci è utile grazie all'immateriale".

Venendo al nostro tempo, l'astronoma Giuliana Conforto, in un'intervista televisiva, conferma con argomentazioni ben più fondate dell'antico aforisma cinese, che addirittura noi vediamo solo il 5% di quello che esiste, cioè solo la materia luminosa! Insomma, non è questa la sede per addentrarci nei meandri della fisica, ma la maggior parte, la stragrande maggioranza di "materie" non le vediamo, questo è certo. Possiamo pensare che non siano fondamentali, o meglio, indispensabili?

Una parte di scienziati sta dando ragione alla medicina olistica a cui l'Omeopatia e l'Agopuntura appartengono, ma è chiaro che la maggioranza nicchia. È curioso che il 95% di materia sia allo studio di una piccola percentuale di scienziati ed il 5% entusiasmi invece la maggioranza.

L'Omeopatia ha come bersaglio la parte dell'organismo che non si vede, ma c'è, poiché si vedono gli effetti (le funzioni di cui sopra) e, come anche i bambini sanno, non c'è effetto senza una causa. Questo significa anche che l'Omeopatia si rivolge alla causa e non agli effetti della malattia e qui s'impone un'altra domanda: per la cura, vogliamo partire dalla causa o dagli effetti? La causa ovviamente!

Inutile focalizzarsi sugli effetti se la causa permane, nel nostro caso la disritmia del principio vitale, o energia vitale, o dynamis, come la chiamava Hahnemann. Un principio dinamico, unico per ogni essere vivente, dotato di una suscettibilità specifica individuale. Significa che ogni essere vivente ha la sua vulnerabilità ad eventi, condizioni, stimoli, etc. e che tale vulnerabilità dev'essere individuata nel paziente e nel rimedio che sperimentalmente ha prodotto la stessa individualità (legge di similitudine) e che dunque può curarla, come già descritto nelle puntate precedenti.

Un giorno arriva in Ospedale una coppia di anziani signori, molto educati; quasi si sentivano in colpa per quello che mi stavano sottoponendo. Depositano sul tavolo da visita una gracula religiosa, o maina, o merlo indiano che reggevano in mano: "Dottore, scusi, non sappiamo se lei si occupa di questo tipo di animali, ma per noi è come uno di famiglia, parla e ci fa tanta compagnia. Dà il benvenuto a chi entra in casa, dice un sacco di frasi e ci fa anche degli scherzi che ci danno tanta allegria. Per esempio quando mettiamo la moka sul fuoco per il caffè, dopo un po' riproduce alla perfezione il caffè che viene su, facendoci credere che il caffè sia pronto ed invece deve ancora salire. A volte fa esattamente lo stesso rumore della porta di casa e noi andiamo a vedere se è entrato qualcuno… ed ora lo guardi, crediamo che stia per morire, ma abbiamo voluto tentare di vedere se si può fare qualcosa."

L'animale giaceva sul tavolo inerte, solo qualche ammiccamento di palpebre di tanto in tanto. L'addome si presentava dilatato. Una radiografia evidenziava un'imponente epatomegalia (ingrossamento del fegato): "Signori, al 90% credo di essere certo che soffra di una malattia abbastanza frequente in questa specie, emosiderosi, una malattia da accumulo di ferro, che ha proprio nell'epatomegalia uno dei suoi segni distintivi. La prognosi è infausta e date anche le condizioni attuali… per la certezza diagnostica dovrei eseguire degli esami, ma non credo abbiamo il tempo ed il modo di farli ora… se siete d'accordo possiamo provare con l'omeopatia."

"Dottore, non sappiamo cos'è, ma lei faccia quello che ritiene opportuno."
"Bene, procediamo allora…"

Raccolgo un'anamnesi accurata della maina e trovo delle caratteristiche peculiari: è affettuosa con tutti, le piacciono le attenzioni e la compagnia contrariamente alla maggior parte dei soggetti di questa specie che di solito manifestano una certa aggressività con chi si avvicina troppo alla voliera e cerca di stabilire un contatto. Dai sintomi fisici e dagli aspetti comportamentali, credo di aver individuato in Phosphorus il rimedio, che prontamente diluisco e somministro: "È meglio che la tenga qua in osservazione, per altri eventuali interventi che si rendano necessari. Ci vediamo più tardi". Depositato l'animale in una camera termostatata, vado fare altre visite. Torno dopo un'ora o poco più a controllare se ci siano segni di qualche reazione alla terapia e la trovo bella dritta che mi saluta allegramente con un fischio acutissimo che ha fatto arrivare anche un collega. Ha accettato volentieri dei pezzetti di mela e poi ha cominciato a dare sfoggio del suo repertorio, veramente singolare.

Ora… secondo logica, il fegato non può aver ripristinato la sua struttura e la sua fisiologia in un'ora e nemmeno può aver eliminato l'accumulo di ferro in così poco tempo; per un processo del genere, ammesso che possa avvenire, ci vogliono mesi. Cos'è successo allora? È stato ripristinato l'equilibrio del principio vitale che ha provveduto a riordinare le funzioni. Questo sì che può avvenire subito! Si immagini di ascoltare una trasmissione radiofonica disturbata per essere fuori sintonia, in un attimo è possibile correggere la frequenza e ripristinare l'ascolto corretto.

Anche in questo caso, serve agire su quello che non vediamo, ma mentre nessuno si scandalizza per la radio, tanti scienziati sono pronti a lanciare anatemi contro l'Omeopatia che ha la "colpa" di intervenire su ciò che non si vede… su qualcosa di quel 95% che ancora non si conosce, la "causa" della vita, ciò che stabilisce la differenza fra un essere animato ed un essere inanimato, o morto.

Il bersaglio dell'Omeopatia è la Forza Vitale, quell'energia che la scienza, dopo aver definito le 4 Forze Fondamentali, ancora non ha definito, poiché per sua natura sfugge ai comuni metodi d'indagine: non è ripetibile,non è riproducibile, non è misurabile. La sua certezza sono gli effetti che ogni giorno vediamo: la salute e la malattia.

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