Materia Medica delle favole: La sirenetta

Pubblicato il 26/06/2018

Autori: Laura Naselli

Materia Medica delle favole: La sirenetta

I personaggi delle favole sono abbondantemente noti al grande pubblico, fanno parte dell'immaginario collettivo e, in alcuni casi, sono stati anche protagonisti di edulcorate versioni cinematografiche, sia come cartoni animati sia con persone in carne e ossa.

Non c'è alcun dubbio che rappresentino prevalentemente degli archetipi e, quindi, che si prestino particolarmente ad una analisi di tipo omeopatico.

La versione utilizzata è stata tratta dal sito www.paroledautore.net che ho abbondantemente saccheggiato trovando, soprattutto nelle interessanti note a piè pagina, ulteriori spunti di riflessione.

La prima favola è "La sirenetta" di Hans Christian Andersen

 

LA SIRENETTA

In fondo al mar... proprio lì ma proprio in fondo in fondo rischiamo di incontrare il castello del re del mare fatto di corallo ed ambra abitato da dolci creature che non somigliano affatto ai mostri che la tradizione vuole che siano le sirene.

L'idea di attaccare una sirena alla prua della nave è molto antica e sicuramente dovuta alla necessità di accattivarsi queste strane fanciulle dal corpo metà donna metà pesce, senza genitali, prive di anima immortale e dotate di un apparato fonatorio capace di incantare gli uomini, i marinai, portandoli alla perdizione e ad una triste morte tra i marosi.

Certo, il mare, con i suoi abissi sconosciuti, la sua vastità e la sua terribile ferocia può spaventare chiunque e anche oggi, malgrado i moderni mezzi di navigazione, i satelliti e tutto quello che vogliamo, il mare può rubarti la vita.

Il cristianissimo Andersen scrisse questa famosissima fiaba nel 1837, trattando il tema della diversità in modo garbato come era solito fare, d'altra parte egli visse tutta la sua vita nell'incertezza della diversità. Un'infanzia povera, contrassegnata dalla bruttezza, da una probabile omosessualità mai adeguatamente esplicitata; corteggiò alcune signore "irraggiungibili" per vari motivi ma le sue rimasero soltanto parole, sappiamo di certo che scrisse lettere da innamorato ad un giovane del suo tempo, non ci è dato di sapere che sviluppi abbia avuto questa passione.

La Sirenetta è la sesta delle giovani figlie del re del mare, rimasta orfana di madre piccolissima, è stata affidata alle amorevoli cure della nonna e vive in fondo al mare dilettandosi con i pesciolini, accarezzando fiori dalle strane forme e cantando meravigliosamente. La sua è destinata ad essere una vita lunga visto che ha a disposizione ben trecento anni e, alla fine del suo percorso vitale, si disperderà nella schiuma del mare reintegrandosi perfettamente con quella natura feconda che l'ha generata. Non si potrebbe chiedere di meglio. Diversamente dalle sue sorelle maggiori la Sirenetta, però, avverte un senso di minus, l'assenza di un'anima immortale e, soprattutto, l'impossibilità di andar via dal suo ambiente naturale per vivere la vita degli uomini. In realtà gli uomini che conosce non sono altro che cadaveri di poveri marinai morti affogati, perlopiù ridotti a scheletri ornamentali dell'antro della strega del mare ma, tra i deceduti, un giorno, sul fondo del mare, arriva un simulacro, una statua che rappresenta un giovane maschio dall'aspetto garbato e fiero e la povera fanciulla s'innamora di lui. Al compimento del quindicesimo anno ha il permesso di affiorare alla superficie e di constatare di persona le meraviglie che l'uomo vive sulla superficie terrestre e, ahimè, incontra la sua nemesi: il giovane principe dalle ciglia folte che sta festeggiando il suo compleanno sulla tolda della nave. Da lì a poco si scatena una tempesta che distrugge la nave e la Sirenetta salva la vita del giovane principe, lo depone su una spiaggia, si ritira in bell'ordine e aspetta che altri esseri umani si facciano carico di lui. Da quel momento non pensa ad altro che al ragazzo; la sua vita quotidiana la stanca, l'annoia, è triste, riservata, sconsolata, si confida appena con le sue sorelle.

Sempre più afflitta, prende una decisione affidandosi alle arti della strega del mare, la raggiunge attraversando una foresta di polipi mostruosi e lì ottiene la possibilità di emergere per sempre, di camminare su gambe umane e, nella più favorevole delle ipotesi, di farsi sposare dal principe. Se un uomo la amerà lei, infatti, avrà diritto ad un'anima immortale; se, invece, non riuscirà a farsi amare, all'indomani delle nozze del suo amato con un'altra fanciulla, lei morirà trafitta da un raggio di sole, annientata e ridotta in schiuma.

Chissà quante lacrime deve aver versato il povero Andersen scrivendo queste pagine.

Il prezzo da pagare, però, sarà altissimo: non soltanto ad ogni passo la Sirenetta si sentirà trapassare da lame e sanguinerà ma, soprattutto, si sottoporrà al taglio della lingua perdendo la possibilità di parlare e di cantare.

Bella, dolente e muta viene accolta al palazzo del principe che in lei rievoca i tratti di un'apparizione che gli ha salvato la vita un giorno ma nella favola originale non assistiamo al lieto fine: il principe, spinto dalla ragion di stato, le preferisce una principessa altrettanto bella e soave ma loquace.

Nella prima notte di nozze raggiungiamo la Sirenetta che affacciata alla tolda della nave, aspetta il primo raggio di sole. È stata sconfitta, non le rimane che morire. Qui sopraggiungono le sue sorelle che si sono recise le splendide chiome e le hanno date alla strega in cambio di un coltello con il quale, prima che il sole sorga, Sirenetta dovrà pugnalare il giovane sposo e quando il sangue di lui bagnerà i suoi piedi riacquisterà la coda di pesce e potrà tornare alla sua vita precedente.

Altro che Disney!

La Sirenetta si avvia verso la camera da letto dei due giovani sposi, la sua mano trema, è incerta, pur non avendo un'anima immortale e pertanto non temendo punizioni eterne non se la sente di uccidere il suo beneamato, proprio non riesce a farlo. Il primo di raggio di sole la trafigge ma, salvifiche, arrivano le aeree sorelle dell'Aria che l'accolgono nel loro regno. Adesso avrà a disposizione altri trecento anni di vita durante i quali sarà uno zefiro delicato che rinfresca i soliti umani egoisti, alla fine avrà diritto all'anima e gioirà dell'amore divino per tutta l'eternità.

Polipi che si avvinghiano al corpo della fanciulla del mare, dolori taglienti che le trapassano gli arti inferiori, sanguinamenti, spiccato senso del dovere, tristezza profonda e disperazione, una sorda rabbia nei confronti di quel mondo del quale vorrebbe entrare a far parte, tutto ciò mi fa pensare a Nitricum acidum e ai suoi vapori crudeli.

Invece le sorelle e la nonna tristissime, sempre più depresse per la separazione dalla amata Sirenetta, pronte a privarsi dei capelli per salvarla mi ricordano Phosphoricum acidum.

Sempre di acidi si tratta in questa storia non a lieto fine, che parla di morte, di sangue, di dolore, di amore non corrisposto e nemmeno lontanamente compreso e che lascia solo alla fine uno spiraglio di luce e di riscatto, un riscatto che comunque ha sempre il prezzo della perdita.

Quanto al principe con le fette di salame sugli occhi, incapace di riconoscere nella muta ed esile figuretta che lo accompagna condiscendente la sua salvatrice, servo della ragion di stato che lo spinge ad innamorarsi della prima ragazza ben educata con gli occhi azzurri e i capelli biondi che incontra, non abbiamo ancora una volta parole per esprimere il nostro rammarico.

Non sa cosa si è perduto il poveraccio.

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