Materia Medica del dramma antico: Antigone di Sofocle
Autori: Laura Naselli
La vicenda narrata da Sofocle è la conseguenza del tragico matrimonio incestuoso tra Edipo e sua madre Giocasta. Da esso sono nati quattro figli, le sorelle Antigone e Ismene e i fratelli Eteocle e Polinice. Edipo, scoperto il proprio errore, si è accecato ed è andato via da Tebe in compagnia delle figlie. Dopo la sua morte, le ragazze sono tornate a Tebe dove, nel frattempo, si è scatenata una lotta tra Eteocle e Polinice, entrambi pretendenti al trono. Eteocle ha scacciato Polinice che è tornato in armi. La guerra finisce dopo che i due fratelli si sono uccisi reciprocamente. Il nuovo re è Creonte, fratello di Giocasta; l'uomo ha stabilito che Eteocle è un eroe, quindi gli deve essere fatto un funerale di stato, mentre Polinice è un traditore, il suo cadavere dovrà essere lasciato insepolto e chi lo tocca verrà lapidato a morte.
All'inizio della tragedia Antigone parla con Ismene: è molto turbata dall'editto di Creonte e ha intenzione di ribellarsi seppellendo suo fratello. Chiede quindi aiuto a sua sorella, ma Ismene ha paura delle ritorsioni del sovrano e si tira indietro supplicando Antigone di comportarsi con buon senso. Antigone è perentoria e chiude i rapporti con lei: "Io ti odierò e giustamente sarai in odio al defunto", le dice. Entrambe escono di scena.
Entra Creonte e fin dall'inizio sottolinea di detenere sia il trono che il potere assoluto. Invoca ripetutamente gli dèi in proprio favore e dispone ancora per le spoglie dei due fratelli, suoi nipoti, caduti. Una guardia entra in scena e, in preda al terrore, gli confessa che qualcuno ha sparso della sabbia sul cadavere di Polinice e che, malgrado le indagini, non si è riusciti a sapere chi sia stato.
Corifeo, il capo dell'immancabile coro greco, suggerisce a Creonte che forse quella è la volontà degli dèi ma Creonte s'imbestialisce e spedisce la guardia a trovare il colpevole altrimenti sarà lei a pagare. Dopo un po' la guardia ritorna trascinando Antigone: è lei la colpevole. Creonte è stupito, una donna? Il re e la figlia dell'ex re Edipo si affrontano. Antigone si giustifica ma mantiene il suo tono altero e sicuro di sé. "Io non potevo, per paura di un uomo arrogante, attirarmi il castigo degli dèi" e ancora: "Io sono fatta per condividere l'amore, non l'odio". Creonte non sente scuse: "Io non prenderò ordini da una donna". Sulla scena irrompe Ismene in lacrime che si affianca alla sorella e chiede di essere punita con lei, ma Antigone la allontana, vuole essere la sola. Creonte decide di far morire entrambe, ma poi ci ripensa e stabilisce che, poiché Antigone è stata l'autrice materiale del misfatto, punirà solo lei.
Nemmeno l'intervento di Emone, figlio di Creonte e fidanzato di Antigone, servirà a qualcosa, Creonte infatti lo tratta con disprezzo. "Alla mia età dovrò sentire le prediche di un ragazzo?". Il re decide però di non far lapidare Antigone: la farà murare in una cella con cibo bastevole, non le toglierà la vita ma la luce del sole. Antigone viene trascinata via. Emone va via. Sulla scena arriva l'indovino cieco, Tiresia, che predice gravi lutti familiari a Creonte se si ostinerà nei suoi propositi.
Creonte lo scaccia ma un dubbio si insinua nella sua mente: conosce le virtù profetiche di Tiresia, teme l'ira divina e decide di liberare Antigone. Si precipita alla cella ma arriva troppo tardi: Antigone si è impiccata. Emone disperato gli si scaglia contro, mancandolo; poi rivolge l'arma contro sé stesso facendo harakiri. A Tebe scoppia un'epidemia pestilenziale e, per finire, Euridice madre di Emone scopre tutto, si ritira nel palazzo e si suicida. Quando si parla di tragedia greca...
Da un lato Creonte, il potere costituito, dall'altro Antigone l'outsider.
Creonte è ottuso, arrogante, dittatoriale, sprezzante nei confronti di tutti, convinto di lusingare gli dèi che, in realtà, teme. Il vaticinio di Tiresia lo spaventa, la sua superstiziosità emerge, si rimangia tutto, è un dittatore sconfitto in fuga da sé stesso. Forse Veratrum album gli si adatta.
Antigone ci appare subito inquieta e determinata nel suo desidero di onorare la salma del fratello. È mossa dall'amore fraterno, dal rispetto delle leggi divine ma è anche dura, inflessibile, giudicante nei confronti della sorella. Fredda e appassionata allo stesso tempo, sfida serenamente il re ma quando si vede chiusa al buio preferisce darsi la morte. La mancanza di luce le appare insopportabile. Decide lei della sua vita, eroina solitaria in una Tebe vittima di un "morbo violento".
Credo che Arsenicum album abbia molto delle sue caratteristiche.
Grazie.
N.B. La versione che ho utilizzato è: Sofocle, Antigone - Edipo Re - Edipo a Colono, a cura di Franco Ferrari, BUR.
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